La montagna di fronte. Per mettere in evidenza il candore dei fiori del susino ho dovuto scegliere quello come sfondo. Eppure è ammirando dal basso, quando il cielo è azzurro e limpido come è stato in questi giorni di marzo, ultimi giorni d”inverno freddi e ventilati, che mi sono sentito pervadere da un mistero grande. I Giapponesi hanno parole particolari per descrivere la fioritura dei ciliegi, quella dei meli, quella dei peschi. E quella dei susini che avvolgono come tante nuvolette la mia antica casa colonica, secolare Ca’ dell’Aria, qui a Cranno, non sono forse mirabili? Uno proprio davanti alla casa, uno nella balza sottostante. Uno più in basso. Sono tre e ne stanno crescendo, spontanei, altri, nati da seme, figli dei più grandi. Sono proprio sull’orlo del precipizio. Sono fiori dai quali pur nasceranno frutti che sarà pericoloso cogliere. Saranno cibo per gli uccellini, per i ghiri, per gli scoiattolini che qui a Cranno vivono. Saranno altre nuvolette di marzo. Io chiedo a te di riporre nella memoria queste nuvole. Chiedo dal profondo del cuore di custodire per i giorni e le stagioni, per gli anni a venire, queste suggestioni. Queste impressioni che sono fuggevoli e sono imperiture. Che sollecitano l’animo verso una bellezza che è qui ed è ora. Non sarà il pensiero analitico di una macchina a ridare a noi stessi, ai nostri figli, la dimensione umana e sovrumana dell’essenza dello stare al mondo, ma un perdersi sentimentale. Un luminoso abbandonarsi alla pienezza leggera della natura come presenza vicina e reale. Viviamo un mondo che può essere il nostro paradiso. Il susino si eleva per cercare la luce ed il suo fiorire che sfida il probabile ritorno dei geli, è una sfida vera. Leggera. È un gioco. Un gioco di semplicità e moltitudine. Una pura questione slanciata. Sembra che nevichi, quando il vento scuote i suoi rami. Il susino dice all ‘inverno “Vedi, non ho paura. Anch’io so nevicare, amico inverno, io, non ho paura. Nevico anch’io. Solo che i miei fiocchi sono più morbidi. “Chissà, forse il grande Ovidio nelle sue Metamorfosi spiegò il perché molti alberi emettano prima i fiori e poi le foglie, forse avrei dovuto scrivere su un quaderno anziché su Wazzap, queste fugaci impressioni. Ma no…come tanti petali di susino, senza un perché che non sia pura delicata bellezza, candore leggero che passa e che sfuma, ai miei amici, dono questi pensieri. Dono questi fiorellini di susino. L’ albero non sa o forse si e se sono stato meno leggero, meno lieve e spensierato di lui in queste settimane di marzo, forse mi perdonerà. Credo di si. Confido in questo amore. Confido in questa bellezza sfuggente eppure visibile come il mutante cangiare della spuma sollevata dal vento, un giorno qualunque e per tutte le ragioni e per nessuna ragione, dalle creste del mare. -agli amici.
Teoodoro Margarita. 16 marzo 2021