Tutori a sostegno delle rampicanti
Pioppi ed olmi erano alberi che venivano utilizzati anche a sostegno dell’uva. I grappoli dalla cui spremitura usciva il Lambrusco in casa della Celestina si allevavano utilizzando l’appoggio di questi alberi dove la vite si arrampicava su fili di ferro tesi tra un albero ed un altro. I fili erano posizionati ad un’altezza da terra di circa mt 2,50 e per poter accudire la vite e per le dovute manutenzioni era obbligo reggersi su dei trampoli appositamente costruiti che alzavano da terra di circa 70 centimetri. Trampoli che obbligavano tutti coloro che ne dovevano usufruire ad un periodo di pratica onde evitare cadute a terra con possibili lesioni, perdite di equilibro con l’obbligo di doversi aggrappare al filare dell’uva con il rischio di causare un danno alla coltivazione.
Nei mesi di gennaio e febbraio, sempre con l’utilizzo dei trampoli, si potavano i rami bassi dei pioppi e degli olmi. I rami venivano poi scorticati, corteccia e foglie andavano al bestiame mente il ramo pelato era destinato al camino. I rami più belli venivano selezionati, tagliati a una lunghezza di circa 2 metri, e venivano ugualmente scorticati per evitare che qualche foglia prendesse vita da un butto, in quanto la loro destinazione era l’orto ed avevano la funzione di tutore. Una volta preparati venivano raggruppati, legati e lasciati in un locale asciutto sino all’utilizzo. Arrivato il periodo della semina di fagioli (i tipici “dent de la vecia”), dei pomodori, dei piselli, dei cornetti (i tipici “curdon de scarpi”) i tutori venivano interrati a giusta distanza a sostegno delle piantine che iniziavano la loro crescita. Vi erano varie scuole di pensiero in merito a come dovevano essere posizionati nel terreno. Diritti e legati con delle corde in testa in modo tale che si formasse una sorta di equilibrio, oppure interrati in parallelo, due file di semina, inclinati (una ventina di gradi) in modo che si incontrassero i due capi e legati con un terzo bastone posto in orizzontale che potesse poggiare sulla croce formatasi nell’incontro degli stessi.
Questi tutori naturali resistevano per tutta la stagione e poi, terminata la raccolta, il loro destino era il camino.
Il pioppo e l’olmo si potavano ogni due anni e quindi annualmente la potatura avveniva a rotazione, ma il numero di alberi era sufficiente a garantire la giusta quantità di tutori per tutti gli orti della cascina.
Oggi, per motivi pratici, non è più possibile per la Celestina attingere direttamente dagli alberi per creare i tutori necessari, ma non ha abbandonato l’uso del legno a favore di pali di plastica facilmente recuperabili in tutti i garden center. Infatti il nonno Flavio ha l’incarico di recuperare il materiale necessario e da qualche anno a questa parte si utilizzano le canne (tipo bambù) che crescono a ridosso di fossi o stagni, con un ricambio, se necessario, ad ogni stagione.