In questi giorni di incertezza, ripubblichiamo questo articolo di Pia, scritto nel novembre 2006 per questo portale per la sezione “Strumenti”. Ci sembra il modo migliore per mandare a tutti un messaggio di vita e speranza, in prima battuta a bambini, maestre e genitori che in questi giorni stanno sperimentando ritmi diversi, che rivoluzionano la loro vita quotidiana. E per tutti noi, che nell’orto lavoriamo per la pace.
“Capita spesso di sentirsi chiedere: da dove si comincia per realizzare un orto scolastico? Non c’è un’unica risposta, merita tuttavia riflettere su certi requisiti di base.
Primo passo: la bellezza
Mi è capitato una volta di vedere un orticello realizzato con le migliori intenzioni, eppure non era durato più di un paio di stagioni. Era molto brutto: un’aiuola squadrata nel mezzo di niente. Non c’era un angolo all’ombra dove riflettere e riposare, non un fiore, un albero o un cespuglio fragrante. Nemmeno un bel paesaggio. Niente di niente. Solo terra nuda per sfacchinare.
Allora ho compreso che, per assicurare lunga vita all’orticello della scuola, occorre evitare di affrontare la cosa di petto. Meglio prenderla alla lontana, e partire, anziché dalla coltivazione delle piante da ortaggio o da frutta, dalla creazione di un angolo di bellezza. Cominceremo dal giardino, un luogo dove si avrà voglia di andare senza nemmeno sapere perché. Forse per l’attrattiva di quel tavolo sotto una pergola, di quella panca tra due alberi da frutta, di quel particolare cespuglio di osmanto fragrante. La pace e la serenità del giardino ispireranno il desiderio di restarvi più a lungo, di trovare qualcosa da fare così da indugiare in quel luogo dove tutto sembra più facile, anche il respiro.
Secondo passo: gli attrezzi.
Per gli attrezzi avremo bisogno di una piccola rimessa.
Ecco gli attrezzi di base: una vanga, una zappa, una forca a quattro punte, un rastrello, una pala, un vanghetto, un secchio, un innaffiatoio, cesoie. Da moltiplicarsi in ragione del numero dei bambini che ne faranno uso, e da acquistarsi in dimensioni a loro adatte.
Terzo passo: il terreno.
Il quel primo anno in cui si metteranno a dimora le piante del giardino, si penserà anche a preparare il terreno dell’orto. In una situazione particolarmente sfavorevole dovremo magari accontentarci di buon terreno di riporto in grandi cassoni rialzati che faranno da aiuola. In una situazione campestre, procederemo nel modo più canonico: spellicceremo il prato nell’area deputata alla coltivazione degli ortaggi, vi spargeremo uno spesso strato di letame maturo, copriremo con paglia sminuzzata. Questo d’autunno, mentre a fine inverno vangheremo l’aiuola in modo da interrare il letame. Sarà questa l’unica vangatura dell’orto anche per gli anni a venire, perché in seguito ci limiteremo all’uso del forcone a quattro punte. Per la coltivazione degli ortaggi, sceglieremo un punto bene esposto all’aria e al sole. Per l’irrigazione, ci vorrà un rubinetto vicino. Mentre per la preparazione del compost scaveremo una fossa in una zona ombreggiata, per gettarvi i rifiuti organici e gli scarti dell’orto. Man mano che il compost maturerà, lo useremo per migliorare il terreno dell’orto.
Quarto passo: gli ortaggi.
Anche se nulla vieta di acquistare le piantine alle agrarie, è preferibile ottenerle da seme. Tanto più che, in questo modo, potremo scegliere varietà di ortaggi caratteristici della zona, non sempre disponibili nei negozi. Inoltre vedere nascere da seme una pianta è infinitamente più interessante e istruttivo che metterla a dimora già bella e formata.
Quinto passo: il ritorno al giardino.
Nell’orto si lavora, nel giardino si torna a riflettere su quanto è stato fatto, a pensare quanto resta da fare. L’orto è tutto impostato sulla produzione di ortaggi, per questo bisogna sia pulito, libero dalle infestanti, ordinato. Nel giardino, invece, lasceremo spazio anche alle piante spontanee, quelle che nell’orto vengono accusate di essere troppo invadenti. Sarà un’occasione di riflettere su piante spontanee e coltivate, su nutrimento degli uomini e nutrimento di uccelli e insetti. Sul linguaggio dei bambini e su quello dei grandi: per tradurre poi in matematica, italiano, botanica e geografia le curiosità spuntate ai bambini nell’orto.
Pia Pera, 15 novembre 2006