Letture

PORTOVENERE – ISTANBUL: LE MURA E GLI ORTI

Se a Portovenere si sale fino al castello, si ha la sorpresa di trovare che gli spazi erbosi di tutti gli spalti sono coltivati non ad aiuole coi soliti fiori, bensì a orto: lattuga, pomodori, piselli, melanzane, odori e naturalmente non può mancare il basilico. E ci sono il fico, il melograno, qualche albero da frutto e due filari di vite.  (di Ezio Menzione)

L’anziano guardiano del castello, che è anche l’ortolano, mi raccontò che durante la guerra quelle balze di orto davano da mangiare ai pochi non sfollati del paese, che nei sotterranei medievali si rifugiavano per ripararsi dalle incursioni aeree. E l’ortolano si fa giardiniere nel coltivare anche rose e margherite ai bordi dei filari.
            A Istanbul tornano in mente quelle balze di pochi metri quadri di orto sul blu del golfo dei Poeti, affacciandosi dall’alto del castello delle Sette Torri, che, sulla costa del Mar di Marmara, apre la lunga fila delle mura bizantine, fino al Corno d’Oro. Guardando in basso si nota con stupore che ogni metro quadro di terra lungo il lato esterno delle mura teodosiane, in quello che era il fossato, per intenderci, sono tutti orti, perfettamente coltivati e tenuti, secondo uno schema di migliaia di piccolissimi appezzamenti (2 m. x 1 ½ circa) in cui l’acqua entra e irriga con un unico colpo di badile che apre il bassissimo muretto di terra che circonda il piccolo appezzamento. E non solo sull’esterno, ma anche e soprattutto nello spazio fra le due fila di mura parallele, il cosiddetto “peribolos”, la strada che correva fra le due per consentire le manovre militari: oggi appezzamenti di terreno meticolosamente coltivati e percorsi da un viottolo campestre e da un tubo per irrigare.
           Si coltiva di tutto, secondo un avvicendamento stagionale che, a queste latitudini, consente anche tre colture annue. Cavoli, rape, pomodori, piselli, melanzane e poi, soprattutto, prezzemolo, in tutto ettari di prezzemolo, mettendo insieme i rettangolini. E poi basilico nero e cavolo argenteo e viola. Se si alternano a scacchiera rettangoli dell’una o dell’altra coltura, l’effetto è più modernista e perfetto che nel famoso giardino anni ’20 della villa De Noailles a Cap D’Antibes.
            Ma qui l’effetto è soprattutto quello di un’antica capacità che risale ai tempi delle mura bizantine e prima ancora. Alla notte dei tempi.
            Sono soprattutto contadini di recente immigrazione dall’Anatolia ad avere avuto il terreno in concessione e lo coltivano ogni giorno, ancora nei loro calzoncioni tradizionali, ampli e a cavallo basso; spesso aiutati dai bimbi e dalle mogli, pronte a rimettersi il velo appena avvicinate. E per le feste ci si riunisce ai margini del campo, sotto un fico o un carrubo, a mangiare dolmades o il melone in una specie di idillio agreste.
            Non si tratta di pochi campi, sia chiaro; né di zona lontana dal centro. Accanto al vecchio fossato corre una delle arterie cittadine principali, e per questo i campi fra le due fila di mura sono più isolati, silenziosi e suggestivi di quelli esterni. Se le mura su quel lato (l’unico praticamente ininterrotto) corrono per quasi 8 km., i campi caratterizzano tutta la seconda metà verso il mar di Marmara, più di 4 km, quindi, dalla porta  Sivrili in giù, che poi è anche la parte di mura né troppo degradata né eccessivamente restaurata.
            Non è un caso. L’avere concesso questi terreni, altrimenti del tutto vaghi, a questi singoli ortolani fa sì che essi siano tenuti in maniera mirabile e poetica allo stesso tempo. I vari toni del verde , i filari regolarissimi, i laghetti di prezzemolo, si stagliano contro la regolarità delle mura che alternano righe di pietra bianca e righe di laterizio rosso.
            Appena gli orti cessano (verso nord) polvere, vento sterpaglie, quando non discariche vere e proprie prendono il sopravvento, fino a scendere a quel che resta del palazzo delle Blacherne, felicemente contornato da campi di alberi da frutta e una pineta, per giungere così alle acque del Corno d’Oro.
                                                                   Ezio Menzione