Cosa c’è di nuovo
[Casalinghitudine] Proviamo a mettere da parte i classici del pensiero filosofico sul giardino e lasciamoci andare a una riflessione più terre à terre, in omaggio a ‘Casalinghitudine’ (ed. Einaudi, 1987), meraviglioso libro di Chiara Sereni. Ok l’etimologia e la storia del giardino, ok la metafora del paradiso, ok tutto. Non so voi, ma la cosa che più mi colpisce quando traffico in giardino o in terrazzo è la familiarità: non tanto la familiarità con il luogo e ancor meno l’appartenenza o addirittura la proprietà del medesimo. Proprio la familiarità con le piante. Perché quello che si fa sul proprio balcone è identico a quello che si fa quando si è chiamati a fare del giardinaggio da uno sconosciuto. Perché si guardano sempre con gli stessi occhi: la propria pianta prediletta come quella di qualcun altro. Ma quella familiarità diventa talmente familiare che forse si finisce per non vederle più, le piante, e le si considera parte scontata del proprio mondo, una propaggine di sé. Certo, da zero anni in poi fanno parte del nostro patrimonio sensoriale. Ma questa non è un’attenuante. A me “l’albero cui tendevi la pargoletta mano” ha sempre fatto pensare che dopo qualche anno al posto della mano ci sarebbe stata una motosega. Plant blindness, si dice. E chissà se aiuteranno a fare luce le migliaia di parole e di immagini che negli ultimi anni raccontano di piante comuni, insolite, rare o in via di estinzione. Le mode cambiano e il rischio è che, finita la fase dell’ora e sempre verde, si passi al panegirico della torta di mele o di qualsiasi altra cosa. Quindi onore a tutti quelli che di questi tempi si scoprono giardinieri in pectore: spesso intendono il proprio giardino come un salotto all’aria aperta, abbattono un pioppo per paura che cada al prossimo uragano e fanno centinaia di atti sconsiderati che testimoniano della distanza abissale che si è creata tra uomo e natura. Ma sarà bene coltivare la speranza e fare appello al loro buon senso: se impariamo ad ascoltare, il giardino si fa capire.
Nella foto: in primo piano, Ampelodesmos mauritanicus (ph. Andrea D’Ascola)
[Delle due, l’una] A fine stagione o si compra una pianta sedotti da una foto vista online oppure la si trova in vivaio o in una delle ultime fiere dell’anno: spelacchiata, con poche foglie e qualche fiore appassito. La sola eccezione sono le piante che stanno sugli scaffali dei garden center e dei supermarket: trucco e parrucco perfetti 12 mesi su 12. Chi non guarda ma solo intravede le piante e si fa incantare da un fiore senza chiedersi altro, tocca con mano che quello che diceva la maestra alle elementari era vero: in autunno cadono le foglie e il foliage è un modo un po’ truffaldino per dirlo. Tradita l’aspettativa che le piante a metà ottobre abbiano la stessa faccia che hanno in primavera (alcune) o in estate (altre). Al massimo può capitare con le sempreverdi, forse, e sicuramente con piante che hanno il loro interesse stagionale a inizio autunno. Ma anche con quelle forzate e allevate come polli in batteria con concimi/ormoni nanizzanti etc etc. A ciò si aggiunge – e qui sta la seconda parte della questione – il pensiero magico per cui è plausibile che piante coltivate in vivaio e vendute in un vaso di 15 cm di diametro abbiano l’aspetto (in miniatura) di quello che si vede in fotografia sulle riviste o sui cataloghi online (quello di Cascina Bollate non fa eccezione). Come se le piante non avessero dei tempi di crescita e un’evoluzione continua delle forme: dalla giovinezza implume all’età veneranda. E spesso la prima è molto meno intrigante della seconda. Ahimè la comunicazione sul mondo vegetale è da sempre (circa dal primo dopoguerra del secolo scorso, se proprio dobbiamo dare una data) improntata alla pornografia verde e alla assoluta mancanza di interesse sul ciclo evolutivo delle piante. E se questo è lo stile di chi comunica, che fine farà la consapevolezza vegetale di chi legge? Le piante dovrebbero essere sempre fiorite, sempre sane e rigogliose e non dovrebbero mai morire di vecchiaia. Per fortuna non è così.
Nella foto: Rudbeckia triloba e Muhlenbergia lindheimeri (ph. Marianna Merisi)
‘Giardinieri per un giorno’: sabato 30 novembre dalle 9 alle 13
Argomento: Le potature. L’argomento piace fin troppo: pare che più della pianta interessi sapere come e quando potarla. Messa così, non depone a favore del futuro del pianeta. E una mattinata non sarà certamente sufficiente per imparare a potare ma noi speriamo che basti almeno per dissuadervi dal farlo se non sapete perché lo fate.
E’ necessario iscriversi con una mail a [email protected]
Numero massimo: 30 persone. La visita è aperta a tutti, tranne cani e bambini/ragazzi sotto i 18 anni (ci spiace, sono le regole d’ingresso in galera). Per arrivare con i mezzi o in auto, le istruzioni sono qui.
E’ un carcere: portate un documento. E lasciate il telefono a casa o in auto. Se arrivate con qualche minuto di anticipo, meglio: le procedure per l’ingresso saranno più fluide per tutti. Grazie!
[Buone e cattive notizie] Cominciamo dalle buone. Di qui a Natale, i primi 10 che sceglieranno sul catalogo on line una delle nostre nuove piante avranno in regalo una seconda pianta (dello stesso prezzo) a loro scelta. Si intuisce facilmente quali sono: sulla foto hanno l’etichetta arancione NUOVA… Non ci sarà una graduatoria ufficiale né un notaio a certificare i primi 10: la fiducia reciproca migliora la vita, soprattutto in tempi in cui la diffidenza è sovrana.
Le cattive, invece. Da qualche anno ci chiediamo che fare, adesso dobbiamo farlo: aumentiamo i prezzi delle piante. Non sono mai cambiati dal 2007 e, si sa, todo cambia e tutto aumenta, anche: terra, vasi, trasporti, elettricità etc etc. Tanto per chiarezza: i vasi ø 15 cm (in linea di massima erbacee perenni e graminacee) passano da 6,00 € a 6,50 €. Gli arbusti in vaso ø 18 cm da 15,00 € a 16,00 € e quelli in vaso ø 22 cm da 24,00 € a 25,00 €. Tranquilli, ci vorrà qualche tempo prima di aggiornare tutti i prezzi on line: per vostra fortuna le piante sono tante e noi siamo pochi.
Nella foto: Agrimonia eupatoria
Il vivaio chiude il 23 novembre
Dal 23 il vivaio è chiuso al pubblico ma l’e-commerce resta aperto. Lì trovate le piante ma se proprio avete bisogno-bisogno, mandateci una mail. In quest’ultimo mese i giorni di apertura sono i soliti, ma cambia l’orario: mercoledì e venerdì pomeriggio dalle 14 alle 17 (ingresso allo scadere dell’ora: 14 – 15 – 16 ). Tenete presente che, malgrado sia un carcere, nei giorni di apertura si entra senza autorizzazione ma con qualche precauzione. Ecco quale.
La newsletter finisce qui per quasi tutti. A meno che qualcuno sia in cerca di idee per davanzali e balconi. Nel caso, basta leggere qui sotto.
Il kit di novembre
Metti che ci sia sul balcone qualche vaso vuoto ma non sai cosa farne, metti che navigare on line sì ma solo se è indispensabile, metti che vedere due-fiori-due e magari qualche bacca potrebbe essere un piacere. E che occuparsene un po’ un modo gradevole per passare il tempo. Metti che Cascina Bollate proponga 3 piante che insieme possono funzionare e che magari facciano anche venir la voglia di continuare. Perché no? Il kit di novembre.
“Io che scrivo come la maggioranza di voi che mi leggete, facciamo parte di un mondo urbano: un mondo di pietra, cemento, asfalto e altri manufatti, e il senso che io e voi chiediamo è di ristabilire – o tentare di ristabilire – un contatto col mondo naturale, che rischia ogni momento di spezzarsi”
4 maggio 1980
(Ippolito Pizzetti ‘Pollice verde’ BUR Saggi, 2006)
Ci sentiamo tra un mese. Grazie di aver letto fino a qui.
Cascina Bollate è una cooperativa sociale in cui lavorano giardinieri liberi e giardinieri detenuti che imparano un mestiere che dà un senso alla loro pena, finché sono dentro, e una chance al loro futuro, quando usciranno. Perché imparare un lavoro in carcere è un buon modo per non tornarci più.
www.cascinabollate.org