L’ orto al nido “Mondogiocondo” di Nave ( BS )
L’esperienza di ortic(u)ltura al Nido si stacca un poco , se non altro per gli obiettivi da quell’esperienza che può essere in una scuola dell’infanzia o addirittura in una elementare .
Dopo tre anni di esperimenti, non tanto sui risultati voglio ragionare ne tantomeno sul raccolto fatto ma su tutto ciò che ci stà nel mezzo: il tempo passato assieme, la distribuizione delle mansioni, il rispetto delle regole , la comprensione di essere in un contesto “vivo” fatto di equilibri a volte anche un poco delicati, quindi la capacità di occupare quello spazio rispettandone le piante, la conquista di un senso più ampio di temporalità degli eventi ( il risveglio delle tartarughe che segue ai mesi di letargo, la nascita dei primi germogli, la terra dura e fredda d’inverno e soffice e da lavorare a primavera…).
Il lavoro per l’orto di un nido può cominciare già nei mesi freddi ( diciamo quelli del disgelo della terra… ) per esempio ci si può attrezzare per uscire ed incominciare a raccogliere le foglie secche da mettere come compost sotto gli alberi, dopodichè con gli attrezzi ( vanghe e rastrelli) bisognerebbe far muovere la terra ai bambini, questa parte piace loro molto e li si può lasciare agire con una certa libertà, visto che il fine e solo quello di smuoverla! Dopodichè i mesi a seguire ( marzo ed aprile) sono mesi durante i quali il lavoro si alterna tra semine protette all’interno ( magari nei giorni di brutto tempo, anche se a questo proposito vorrei incominciare a riabituare tutti noi, bambini per primi ad uscire con qualunque tempo!) e lavori di semina in pieno campo…si aspetta invece l’arrivo delle piantine seminate al chiuso per poterle trapiantare con un poco di calore primaverile.
E’ molto difficile lavorare su obiettivi fissati precedentemente, poiché lavorando con “ materiale vivo” bisogna , secondo me, mettersi in un’ ottica di tipo diverso.
E’ molto importante osservare il gruppo con cui lavori, perché esso stesso ti fornisce suggerimenti su cosa potrai lavorare e su cosa invece è ancora presto agire; anche perché ho notato che è un tipo di relazione, quella con la terra, a cui paradossalmente i bambini ( che distano da terra 50/70 cm.) non sono più abituati!
Mi stupisco molto quando trovo bambini del nido preoccupati di sporcarsi le calze o la maglia!
Attira molto l’uso degli attrezzi – logicamente – soprattutto i bambini tendono a scivolare facilmente in un uso improprio del materiale e questo farebbe venire voglia di chiudere gli attrezzi in un armadio ed invece è proprio lì che bisogna fare il salto: ri- dare ai bambini il “tempo e la possibilità” di conoscere gli attrezzi, di prender confidenza con essi e di sapere che la maestra con fare fiducioso gli concede di sperimentare, di provare, di sbagliare, di ritentare…allungando i tempi, sì ma con risultati stupefacenti, a mio avviso!
I bambini come possono imparere l’auto- controllo se li gestiamo come robot ed evitiamo loro di assumersi la minima responsabilità.?
Come possiamo pensare che imparino la condivisione, il limite, la generosità ed altre qualità morali seriamente a rischio nei nostri bambini se li teniamo a contatto solo con attività che li relazionano a cose inanimate?
ORTOCOLTURA o ORTOCULTURA?
Nel nido l’orto è tutte e due le cose: si piantano i semi delle piante e i semi della condivisione.
I miei bambini tengono molto al piccolo orto, sanno riconoscere fiori commestibili, sviluppano chiaccherate tra loro, con me e con i familiari, su ciò che accade nell’orto.
L’orto muove interesse anche in figure che a volte resterebbero nell’ombra per tutto il periodo del nido(nonni timidi, mamme sole, donne straniere, operai del comune interessati…) le relazioni si infittiscono, avvengono scambi di idee, di verdura, di fiori e di semi…
sta tutto in quella parola “ seme” : da una cosa così piccola parte un ciclo continuo e naturale di accadimenti che sono ovviamente poco programmabili!
Cristina Gatta, asilo nido Mondogiocondo di Nave (Brescia)