Ieri mattina, in un angolo ombroso delle colline intorno a Lucca, ho portato una cassetta di zucche “Moscata di Provenza” da me seminate allo scambio della ARCOPA (Associazione Ricerca e Conservazione Piante Alimentari, www.arcopa.org).
Questa associazione è stata fondata poco più di un anno fa a Lucca, ma ha soci in tutta Italia. La zucca Moscata di Provenza, di cui avevo trovato anni fa i semi da Kokopelli, è la mia preferita: la sua densa carne fragrante è squisita cotta a fette in forno, più buona e gentile di una bistecca al sangue. Le piante portate dagli altri soci erano tantissime e interessanti: Angelo Lippi aveva certi bei cavoli delle Azzorre, e un fagiolo perenne, Phaseolus coccineus, anticamente coltivato in Messico anche per le proprietà medicinali delle radici. Questo fagiolo, mi ha spiegato, è ideale per il consumo autunnale: i suoi bellissimi fiori arancio vivo – commestibili anche loro – aspettano infatti che la temperatura scenda sotto i 25° per cominciare a produrre baccelli, e continuano finché non si scende sotto i 12°. Lucia Cortopassi aveva certi pomodori rosa dalla buccia vellutata, e un melone “banana” dalla fragranza talmente dolce e penetrante, mi ha detto, che gli uccelli scendono in picchiata dal cielo per assaggiarlo. Benedetti aveva un fico variegato, Claudio delle fragoline rampicanti, Leo peperoncini di ogni genere, Gianluca Corazza certi cetrioli del Sikkim che a maturazione hanno la buccia crepata come antiche terracotte, e carote rosse come se ne vedono in India, oltre a piccoli peperoni color cioccolata. Elisa aveva mandato tanti pomodori, alcuni che reggono la siccità, altri tigrati, e anche delle patate a pasta blù. Ho pensato che sarebbe bello veder crescere questi ortaggi tanto fuori dal comune, che di sicuro non si trovano al supermercato e nemmeno dal verduraio, negli orti di scuola: se fossi ancora bambina, certo mi piacerebbe tornare a casa e dire alla mamma di levare di tavola quelle schifezze acquose e insapori spacciate per insalata, e assaggiare invece i miei pomodori!
Pia Pera, 8 maggio 2006