Ma, nella sua apparente facilità, a me sembra che un bell’effetto di tulipani in fiore sia tutt’altro che semplice a raggiungersi.
Un po’ per curiosità e un po’ per “verificare”, questa primavera sono andato in Olanda al celebre parco di Keukenhof, dove ogni anno vengono piantati circa 7 milioni di bulbi (non solo tulipani), e a Istanbul, dove, riprendendo una tradizione che risale al ‘700 e sembrava ormai estinta, da un paio d’anni si piantano 4-5 milioni di tulipani.
Keukenhof è un parco dalle parti di Leida, a meno di due ore da Amsterdam. Aperto per sole 6 settimane l’anno, durante la fioritura delle bulbose, è molto grande, ma non sterminato (32 ettari) ed in un impianto da “paesaggio all’inglese” inserisce aiole molto libere di bulbose: com’è logico, soprattutto tulipani. Keukenhof è la mèta turistica più frequentata d’Olanda (più del Van Gogh Museum), nonostante sia aperta per un periodo così breve, ed è anche il luogo olandese col primato delle fotografie scattate: non chiedetemi come facciano a compilare una simile statistica, so solo che io stesso – che viaggio ancora con una macchina analogica e sono molto parsimonioso negli scatti – ho scattato due rotolini interi, figuriamoci chi scatta col digitale!
La manutenzione del parco è affidata ad un centinaio di ditte produttrici, che riescono a far spuntare ogni bulbo nel giorno giusto, che “armano” il milione di giacinti ad uno ad uno perché non cadano, dove nelle aiole non è previsto un filo d’erba e dove, fuori dalle aiole, l’erba è perfettamente verde e rasata come un tappeto di seta persiano. L’impianto generale è però unitario, ci si vede dietro un unico disegno, e in ciò la differenza con le varie Euroflore e Chelsea Fair, dove ogni ditta disegna il suo, è netta. Naturalmente l’effetto è stupefacente, ma, paradossalmente, è anche sommamente innaturale. Le aiole si compongono quasi sempre a macchie, a striature, a grandi pennellate: alla Van Gogh, per intenderci. I colori si stagliano netti ed in genere si accoppiano per contrapposizione: tulipani rossi su fondo giallo, rosa su fondo bianco o lunghe striature di giacinti bianchi e (quasi) neri e così via. L’effetto generale, anche se magnifico, lascia però in bocca un po’ di sapore di “plastificato”, sia per la troppa perfezione sia perché le fioriture appaiono troppo innaturalmente compatte. Il che è massimamente vero per i tulipani; già i narcisi, per esempio, crescendo visivamente mischiati alle loro stesse foglie, sono meno compatti e più “credibili”.
Spiace, inoltre il fatto che le specie presentate siano per lo più del tipo tulipano-carciofo: mancano le specie più rare e delicate, i tulipani lilium, che si piegano su se stessi, e non sono molti nemmeno i tulipani pappagallo, forse perché i loro steli si piegano man mano che avanza la fioritura e quindi farebbero un effetto di disordine (e proprio per questo piacevano tanto a Karen Blixen nelle sue composizioni floreali). Insomma, alla fin fine si ha un po’ l’impressione di uno splendido catalogo Bakker.
Tutto sommato, ci si incanta di più occhieggiando, al di là delle siepi perfettamente sagomate, ad un campo di un ettaro fiorito di soli narcisi: la bellezza della produzione industriale, quando forma e funzione coincidono perfettamente.
*** *** ***
Spostiamoci sulle rive del Bosforo: altre latitudini, anche se Istanbul a primavera può essere piovosa e fredda quanto e più di Haarlem.
Come ho detto, da un paio di anni la municipalità cittadina ha ripreso una vecchia tradizione di piantare bulbi di tulipano. Il tulipano, si sa, è il fiore simbolo della Turchia, stilizzato e immortalato nelle ceramiche di Iznik; dalla Turchia il bulbo prese le mosse per conquistare l’Olanda e poi vi è tornato dopo la crisi del mercato dei bulbi olandese del 1637. Nel ‘700 in Turchia, durante quella che non a caso venne definita “Lale Devli” (Epoca dei Tulipani, una sorta di estate di S.Martino dell’impero ottomano), sil Lalizari (il curatore dei tulipani del sultano) annoverava 1323 specie stabilizzate diverse di tulipani ed il gran visir, per accogliere il sultano in primavera, piantava 500.000 bulbi: una follia, per quei tempi. Da due anni, ad Istanbul se ne piantano 4-5 milioni: ogni epoca, evidentemente, ha il suo ordine di grandezza!
Sono piantati nelle aiole di Sultanhamet e francamente, non fosse per le moschee, potremmo essere a Maastricht.
La maggior parte fa mostra di se’ nel parco della reggia di Yildiz, una collina scoscesa fino al Bosforo, su cui stanno i molti padiglioni del terzo ed ultimo serraglio (la cui architettura si deve in gran parte all’architetto liberty italiano Raimondo D’Aronco). E’ ormai difficile rinvenire il disegno originario del parco, ma era ed è sostanzialmente un parco all’inglese. Lungo i vialetti e negli slarghi sono fatte fiorire aiole e bordure di tulipani. L’effetto, grazie soprattutto al molto verde del bosco e alla cura tutt’altro che perfezionista, è molto piacevole. Ma, anche qui, come in Olanda, si procede per singole macchie di colore: mai che a nessuno venga in mente di mescolare specie, altezze e colori.
Ci si aspetterebbe di trovare – finalmente! – le specie meno consuete, magari quei rari tulipa acuminata che piacevano tanto in epoca ottomana e che sono rappresentati nelle pagine degli album del Serraglio (ed anche sulle miniature false che si vendono al Gran Bazaar). Nulla di nulla, le specie sono le più consuete: chissà se il comune fa venire i bulbi dall’Olanda!
Per rimanere incantati bisogna tornare ad Haghia Sophia ed ai suoi giardini di poche decine di metri quadri, racchiusi in alte recinzioni in ferro battuto. Qui, su praticelli di margheritine spontanee, fra stèli ed iscrizioni latine, capitelli bizantini sbertucciati e are sbilenche, fioriscono liberamente ciuffi di tulipani neri, che si piegano a loro piacimento sui fiorellini ai loro piedi, quasi in omaggio allo splendore della basilica lì accanto. Pura poesia.