Non c’è orto familiare, anche se minuscolo, che non vi venga coltivata qualche pianta di pomodoro,
una delle specie orticole estive che può dare notevoli soddisfazioni…ma che a volte ci fa penare non poco per i problemi che spesso si presentano sino dall’inizio della coltura.
Vediamo quindi quali sono le principali difficoltà in cui un ortolano dilettante può incorrere nella coltivazione di questo prezioso ortaggio.
Si parte generalmente ben prima della primavera, magari guardando in qualche garden o presso una agraria le bustine di semi di pomodoro e le numerose varietà che il mercato offre. Già, ce ne sono molte, ed alcune sono magari anche inconsuete e interessanti ma… partire da seme, non è facilissimo… ma neanche impossibile, oltre che procurarci una intima soddisfazione nel riuscire nell’intento! Naturalmente, per i meno coraggiosi, ci sono anche le piantine belle e pronte da mettere a dimora… Quindi, non rimane che scegliere il metodo che più ci aggrada.
Per chi vuol tentare la riproduzione da seme (la più eccitante), una volta acquistata la varietà (magari quella che non troviamo generalmente in commercio come piantine), si può già iniziare le semine già dalla fine febbraio, naturalmente se si dispone di una serra; altrimenti bisognerà rimandare alla fine di marzo e comunque non all’aperto, ma quantomeno sotto tunnel.
Si semina generalmente su appositi terricci sterili facilmente reperibili in commercio, allo scopo di evitare infestazioni di patogeni o infestanti. La semina deve essere effettuata cercando di disporre i semi non troppo vicini uno all’altro, ricoprendoli poi leggermente con lo stesso terriccio e annaffiando subito dopo. Con temperature intorno ai 20 °C la germinazione avrà luogo dopo alcuni giorni (8-10) e presto i cotiledoni si faranno ben evidenti.
È quindi importante procedere quanto prima alla picchettatura delle plantule, in particolare se troppo vicine; si può altrimenti attendere fino all’emissione delle prime due vere foglie. Scalzandole leggermente con l’aiuto di un bastoncino, si mettono in un’altra terrina, ad almeno 5 cm di distanza una dall’altra, in un terriccio simile a quello della semina, ma arricchito con concimi organici ed innaffiando subito dopo il trapianto. Si pongono poi in ambiente riparato dal sole, fino a che le piantine non si saranno riprese, cosa che avviene solitamente in pochi giorni; successivamente andranno messe in posizione luminosa, per evitare si allunghino eccessivamente. In questa fase è anche utile spruzzare le piantine con prodotti a base di ossicloruro di rame, per evitare problemi legati a crittogame che in questa fase di sviluppo del pomodoro sono molto aggressive.
I pomodori si accresceranno rapidamente e presto sarà necessario un ulteriore trapianto, ponendo ciascuna piantina in vasetti singoli o anche, se la stagione è avanzata, direttamente a dimora. Molto importante è anche la preparazione del terreno dove i pomodori verranno trapiantati. Questo dovrà essere arricchito di sostanza organica e lavorato per tempo e inoltre non devono esserci vicino piante arboree o arbustive che concorrerebbero in modo significativo sia alla sottrazione di sostanze nutritive, che procurando un ombreggiamento che farebbero crescere in malo modo le piante.
La messa a dimora in pieno campo delle nostre piantine di pomodoro dovrà effettuarsi quando la temperatura si è stabilita su valori tardo-primaverili, quali almeno 15-18°C notturni; questo avviene generalmente verso fine aprile-maggio. Se le varietà di pomodoro che abbiamo sono a crescita definita (cioè le piante raggiungono una determinata altezza e poi non crescono più, quindi è possibile coltivarle senza tutori) le piante si possono mettere anche a distanza ravvicinata (30-40 cm) oppure, se a crescita indefinita, ad almeno 50-60 cm una dall’altra e dovranno essere disposti tutori adeguati.
Al momento dell’impianto è opportuno concimare anche con concimi minerali completi, specie se la concimazione organica è stata debole. Le piantine (sia ottenute da seme che acquistate pronte) andranno poste in buchette, pressandogli dolcemente poi il terreno intorno ed annaffiandole abbondantemente; per i pomodori a crescita indefinita è opportuno legare già le piantine al tutore, mentre per quelle definite di solito si sistema un film plastico nero per evitare che i pomodori, toccando nel terreno, vengano attaccati da insetti terricoli o magari marciscano.
Ancora è opportuno effettuare dei trattamenti rameici, in particolare dopo piogge e almeno ogni 15 giorni fino a che non si arriva alla buona stagione e i pomodori siano ben manifesti. Da tener presente che anche i prodotti rameici hanno spesso periodi di carenza (cioè il tempo in cui è opportuno non consumare i frutti trattati) di 15-20 giorni, quindi è buona cosa sospendere i trattamenti quando i pomodori sono vicini alla maturazione. Se poi notiamo presenza di afidi (generalmente poco notata) si può intervenire unendo al rame anche del piretro che facilmente debellerà questi indesiderati ospiti e che porta pochissimi giorni di carenza.
Man mano che i pomodori si accrescono vanno legati ai tutori, magari con rafia che poi si disgrega nel terreno (munirsi di guanti usa e getta perché la colorazione verde che lasciano le piante sulle mani non va via con nessun prodotto) e – secondo i canoni ufficiali – si procede all’eliminazione di getti laterali (detti femminelle) che si sviluppano all’ascella delle piante in modo da non lasciare un numero eccessivo di infiorescenze che farebbe fare alla pianta – così affermano – troppi pomodori.
Personalmente non impiego questa tecnica. Oltre ad essere più laboriosa (le piante vanno poi irrorate nuovamente a causa dei tagli inferti, possibili fonti di infezione da parte di crittogame) fa sì che i pomodori siano maggiormente esposti ai raggi diretti del sole che, in particolare in piena estate, possono danneggiarli in maniera consistente.
Così un anno ho provato a lasciare tutte le ramificazioni ed ho visto che le piante producono comunque bei pomodori e in numero assai maggiore; inoltre, le numerose fronde prodotte riparano i frutti dal sole cocente, evitando i danni suddetti. Naturalmente la legatura deve essere più consistente, ma vedere un filare di pomodori venuti su al naturale, senza tagli… fa un gran bell’effetto!
Un altro problema sorge quando dovremo iniziare ad innaffiare. Sia che si usi il sistema di scorrimento dell’acqua nei solchi preparati al piede dei pomodori o che si usi il sistema “goccia a goccia” – metodo da consigliare in quanto consente un notevole risparmio di acqua – è importante annaffiare abbastanza frequentemente, senza lasciare che il terreno si asciughi troppo, causando in tal caso spaccature sui frutti o annerimento della parte apicale dei pomodori.
Ma il problema più grave che si manifesta spesso negli orti familiari, è dovuto a microscopiche anguillule radicali, note come nematodi, che spesso si insediano nel terreno dove da tempo coltiviamo le stesse piante o comunque piante afferenti alla medesima famiglia. E il pomodoro, essendo una solanacea, annovera numerose altre piante ortive della stessa famiglia, fra cui le patate, i peperoni e le melanzane. Può quindi facilmente capitare di coltivarli nel terreno dove l’anno precedente c’è stata una di queste solanacee.
Inizialmente non ci si accorge di nulla. I nematodi se ne stanno buoni buoni, senza dare problemi, almeno fino a quando la temperatura non si avvicina ai 30 °C o li supera. Allora entrano in azione, lavorando alacremente sulle radici e formandovi galle ben visibili quando si toglieranno le piante dal terreno: il risultato è che le radici vengono fortemente danneggiate ed i pomodori inizieranno ad ingiallire, per poi appassire e seccarsi completamente in tempi abbastanza brevi, con il risultato che spesso già all’inizio di agosto i nostri pomodori si sono rinsecchiti!
La soluzione a questo problema non è facile. L’ideale sarebbe non coltivare più solanacee nello stesso terreno per alcuni anni, ma questo risulta assai difficile in piccoli orti; risultati abbastanza buoni si ottengono concimando abbondantemente con concimi organici: questa aumenta i microrganismi indigeni del terreno, agendo così da controllo e contenimento delle popolazioni di fitoparassiti, fra cui i nematodi. Un’altra soluzione è quella di praticarvi semine con una crucifera, generalmente una Brassicacea, in particolare la Brassica napus, ma anche il rafano e la senape, specie che si possono trovare facilmente presso ditte agrarie o sementiere. Si pratica poi, una volta che le piante si sono sviluppate, il sovescio, interrando così le giovani piante. Questa pratica, oltre che migliorare il terreno, sembra ottenga un buon risultato nell’allontanare questi sgraditi ospiti dal nostro terreno.
Per chi non può applicare nemmeno questo metodo, ne esiste infine uno abbastanza efficace per combattere i nematodi: consiste nel piantare fra i pomodori delle piante di Tagete. Questa pianta emana sostanze tali che fanno allontanare i parassiti, che addirittura se ne mangiano le radici muoiono. Oltretutto, l’orto in questo caso sembra anche un giardino!
Sperando che queste brevi note vi siano di aiuto nel coltivare nella prossima stagione questo prezioso ortaggio, auguro a tutti un bel…filare di pomodori!
Vediamo quindi quali sono le principali difficoltà in cui un ortolano dilettante può incorrere nella coltivazione di questo prezioso ortaggio.
Si parte generalmente ben prima della primavera, magari guardando in qualche garden o presso una agraria le bustine di semi di pomodoro e le numerose varietà che il mercato offre. Già, ce ne sono molte, ed alcune sono magari anche inconsuete e interessanti ma… partire da seme, non è facilissimo… ma neanche impossibile, oltre che procurarci una intima soddisfazione nel riuscire nell’intento! Naturalmente, per i meno coraggiosi, ci sono anche le piantine belle e pronte da mettere a dimora… Quindi, non rimane che scegliere il metodo che più ci aggrada.
Per chi vuol tentare la riproduzione da seme (la più eccitante), una volta acquistata la varietà (magari quella che non troviamo generalmente in commercio come piantine), si può già iniziare le semine già dalla fine febbraio, naturalmente se si dispone di una serra; altrimenti bisognerà rimandare alla fine di marzo e comunque non all’aperto, ma quantomeno sotto tunnel.
Si semina generalmente su appositi terricci sterili facilmente reperibili in commercio, allo scopo di evitare infestazioni di patogeni o infestanti. La semina deve essere effettuata cercando di disporre i semi non troppo vicini uno all’altro, ricoprendoli poi leggermente con lo stesso terriccio e annaffiando subito dopo. Con temperature intorno ai 20 °C la germinazione avrà luogo dopo alcuni giorni (8-10) e presto i cotiledoni si faranno ben evidenti.
È quindi importante procedere quanto prima alla picchettatura delle plantule, in particolare se troppo vicine; si può altrimenti attendere fino all’emissione delle prime due vere foglie. Scalzandole leggermente con l’aiuto di un bastoncino, si mettono in un’altra terrina, ad almeno 5 cm di distanza una dall’altra, in un terriccio simile a quello della semina, ma arricchito con concimi organici ed innaffiando subito dopo il trapianto. Si pongono poi in ambiente riparato dal sole, fino a che le piantine non si saranno riprese, cosa che avviene solitamente in pochi giorni; successivamente andranno messe in posizione luminosa, per evitare si allunghino eccessivamente. In questa fase è anche utile spruzzare le piantine con prodotti a base di ossicloruro di rame, per evitare problemi legati a crittogame che in questa fase di sviluppo del pomodoro sono molto aggressive.
I pomodori si accresceranno rapidamente e presto sarà necessario un ulteriore trapianto, ponendo ciascuna piantina in vasetti singoli o anche, se la stagione è avanzata, direttamente a dimora. Molto importante è anche la preparazione del terreno dove i pomodori verranno trapiantati. Questo dovrà essere arricchito di sostanza organica e lavorato per tempo e inoltre non devono esserci vicino piante arboree o arbustive che concorrerebbero in modo significativo sia alla sottrazione di sostanze nutritive, che procurando un ombreggiamento che farebbero crescere in malo modo le piante.
La messa a dimora in pieno campo delle nostre piantine di pomodoro dovrà effettuarsi quando la temperatura si è stabilita su valori tardo-primaverili, quali almeno 15-18°C notturni; questo avviene generalmente verso fine aprile-maggio. Se le varietà di pomodoro che abbiamo sono a crescita definita (cioè le piante raggiungono una determinata altezza e poi non crescono più, quindi è possibile coltivarle senza tutori) le piante si possono mettere anche a distanza ravvicinata (30-40 cm) oppure, se a crescita indefinita, ad almeno 50-60 cm una dall’altra e dovranno essere disposti tutori adeguati.
Al momento dell’impianto è opportuno concimare anche con concimi minerali completi, specie se la concimazione organica è stata debole. Le piantine (sia ottenute da seme che acquistate pronte) andranno poste in buchette, pressandogli dolcemente poi il terreno intorno ed annaffiandole abbondantemente; per i pomodori a crescita indefinita è opportuno legare già le piantine al tutore, mentre per quelle definite di solito si sistema un film plastico nero per evitare che i pomodori, toccando nel terreno, vengano attaccati da insetti terricoli o magari marciscano.
Ancora è opportuno effettuare dei trattamenti rameici, in particolare dopo piogge e almeno ogni 15 giorni fino a che non si arriva alla buona stagione e i pomodori siano ben manifesti. Da tener presente che anche i prodotti rameici hanno spesso periodi di carenza (cioè il tempo in cui è opportuno non consumare i frutti trattati) di 15-20 giorni, quindi è buona cosa sospendere i trattamenti quando i pomodori sono vicini alla maturazione. Se poi notiamo presenza di afidi (generalmente poco notata) si può intervenire unendo al rame anche del piretro che facilmente debellerà questi indesiderati ospiti e che porta pochissimi giorni di carenza.
Man mano che i pomodori si accrescono vanno legati ai tutori, magari con rafia che poi si disgrega nel terreno (munirsi di guanti usa e getta perché la colorazione verde che lasciano le piante sulle mani non va via con nessun prodotto) e – secondo i canoni ufficiali – si procede all’eliminazione di getti laterali (detti femminelle) che si sviluppano all’ascella delle piante in modo da non lasciare un numero eccessivo di infiorescenze che farebbe fare alla pianta – così affermano – troppi pomodori.
Personalmente non impiego questa tecnica. Oltre ad essere più laboriosa (le piante vanno poi irrorate nuovamente a causa dei tagli inferti, possibili fonti di infezione da parte di crittogame) fa sì che i pomodori siano maggiormente esposti ai raggi diretti del sole che, in particolare in piena estate, possono danneggiarli in maniera consistente.
Così un anno ho provato a lasciare tutte le ramificazioni ed ho visto che le piante producono comunque bei pomodori e in numero assai maggiore; inoltre, le numerose fronde prodotte riparano i frutti dal sole cocente, evitando i danni suddetti. Naturalmente la legatura deve essere più consistente, ma vedere un filare di pomodori venuti su al naturale, senza tagli… fa un gran bell’effetto!
Un altro problema sorge quando dovremo iniziare ad innaffiare. Sia che si usi il sistema di scorrimento dell’acqua nei solchi preparati al piede dei pomodori o che si usi il sistema “goccia a goccia” – metodo da consigliare in quanto consente un notevole risparmio di acqua – è importante annaffiare abbastanza frequentemente, senza lasciare che il terreno si asciughi troppo, causando in tal caso spaccature sui frutti o annerimento della parte apicale dei pomodori.
Ma il problema più grave che si manifesta spesso negli orti familiari, è dovuto a microscopiche anguillule radicali, note come nematodi, che spesso si insediano nel terreno dove da tempo coltiviamo le stesse piante o comunque piante afferenti alla medesima famiglia. E il pomodoro, essendo una solanacea, annovera numerose altre piante ortive della stessa famiglia, fra cui le patate, i peperoni e le melanzane. Può quindi facilmente capitare di coltivarli nel terreno dove l’anno precedente c’è stata una di queste solanacee.
Inizialmente non ci si accorge di nulla. I nematodi se ne stanno buoni buoni, senza dare problemi, almeno fino a quando la temperatura non si avvicina ai 30 °C o li supera. Allora entrano in azione, lavorando alacremente sulle radici e formandovi galle ben visibili quando si toglieranno le piante dal terreno: il risultato è che le radici vengono fortemente danneggiate ed i pomodori inizieranno ad ingiallire, per poi appassire e seccarsi completamente in tempi abbastanza brevi, con il risultato che spesso già all’inizio di agosto i nostri pomodori si sono rinsecchiti!
La soluzione a questo problema non è facile. L’ideale sarebbe non coltivare più solanacee nello stesso terreno per alcuni anni, ma questo risulta assai difficile in piccoli orti; risultati abbastanza buoni si ottengono concimando abbondantemente con concimi organici: questa aumenta i microrganismi indigeni del terreno, agendo così da controllo e contenimento delle popolazioni di fitoparassiti, fra cui i nematodi. Un’altra soluzione è quella di praticarvi semine con una crucifera, generalmente una Brassicacea, in particolare la Brassica napus, ma anche il rafano e la senape, specie che si possono trovare facilmente presso ditte agrarie o sementiere. Si pratica poi, una volta che le piante si sono sviluppate, il sovescio, interrando così le giovani piante. Questa pratica, oltre che migliorare il terreno, sembra ottenga un buon risultato nell’allontanare questi sgraditi ospiti dal nostro terreno.
Per chi non può applicare nemmeno questo metodo, ne esiste infine uno abbastanza efficace per combattere i nematodi: consiste nel piantare fra i pomodori delle piante di Tagete. Questa pianta emana sostanze tali che fanno allontanare i parassiti, che addirittura se ne mangiano le radici muoiono. Oltretutto, l’orto in questo caso sembra anche un giardino!
Sperando che queste brevi note vi siano di aiuto nel coltivare nella prossima stagione questo prezioso ortaggio, auguro a tutti un bel…filare di pomodori!
Angelo Lippi