E’ possibile che fuori dalle dichiarazioni sull’argomento, sempre roboanti, che si ascoltano sul tema, dei contadini, vecchi o nuovi, poco importa, prendano in mano essi stessi per le corna il tema della terra e dei semi e ne facciano battaglia di prima linea per l’autodeterminazione e per stabilire nuove condizioni di vita, di gestione, di rappresentanza del mondo rurale su scala nazionale e planetaria?
“I contadini sono l’unico futuro possibile”, “Solo un contadino ci salverà” e parlano Ermanno Olmi e Carlo Petrini sulle pagine di Repubblica e del Corriere. Qualcuno, Davide Ciccarese, si è andato a prendere la briga di analizzare, cercare e riflettere con quanto di meglio si muove nel panorama contadino italiano, in questo libro che è un valido strumento per quanti altri volessero capire e cominciare un percorso verso la campagna. Cicccarese ha messo insieme le realtà più incisive, più attente nel campo della “nuova contadinità”. Lo ha fatto con un percorso che lo ha visto interloquire – e ad uno di questi momenti c’ero anch’io – con i protagonisti del possibile rinascimento in atto nella campagna italiana. E’ andato, ha preso appunti, ha intervistato.
Così a Milano, nell’autunno scorso a Cascina Torchiera in occasione dell’incontro di Genuino Clandestino, come si evince dal libro, ha incontrato personalmente ciascuno di quelli che poi figurano ne “I semi e la terra”. E’ un fatto che tra città e campagna si sta consolidando un patto. Laddove con più intelligenza si cerca e si analizza una maniera per uscire dalla crisi attuale, la parola d’ordine “autoproduzione” è la più coniugata e messa in atto. Genuino Clandestino con gli addentellati regionali, la Ragnatela in Campania ed altre, è un esempio riportato di come un’area giovanile che va allargandosi ed espandendosi cerchi non solamente reddito ma anche riconosca nella campagna, in un lavoro agricolo, “zappatori senza padroni” innanzitutto, anche un’uscita da schemi sorpassati di fabbrica e produzione alienante. Si cerca negli ecovillaggi, si cerca una svolta personale e collettiva piena, si attua qui ed ora una rivoluzione del proprio modo di vivere. E questo è un aspetto. Nel libro si affrontano le tematiche spinosissime della riproducibilità delle sementi, si riportano le principali leggi europee ed italiane in merito e si intervista chi rappresenta le reti. La Rete dei semi rurali, in primis, si è organizzata per combattere lo strapotere delle multinazionali sementiere e l’imposizione di Ogm ed ibridi, tutta la questione è eviscerata con chiarezza, ci sono abbondanza di fonti e referenze per cercare contatti utili ad aggregarsi e rendersi più forti.
Si, ha ragione Roberto Brioschi, questo testo è un rastrello, un utensile praticabile da tutti quanti vogliano sapere e praticare un’agricoltura nuova, scelta con consapevolezza, da quanti sono profondamente convinti che il mestiere del contadino è sempre più necessario per presevare non solamente produzioni “tipiche” e lo stesso paesaggio ma, soprattutto un terreno di libertà, di ricerca di valori di autonomia reale.
Massimo Angelini, nella sua bella introduzione, critica i puristi passatisti ricercatori delle “varietà tradizionali”, roba da collezionisti di un mondo contadino che la rivoluzione verde ha già fatto fuori negli anni ’50. Quei saperi, invece, possono e devono essere recuperati per selezionare le nostre varietà – le nuove – quelle che si adatteranno poco alla volta ai nostri terreni: cosa che un seme non modificato geneticamente è capace di fare e che i contadini hanno fatto da quando esiste l’agricoltura.
Si affrontano altre questioni fondanti: la PAC, la politica agricola comune. Pochi sanno che il bilancio dell’Unione Europea viene speso in percentuali che vanno fino al 60% al sovvenzionamento di un’agricoltura chimica che senza questi fondi sarebbe in pura perdita, qui in Europa come negli Usa, una agricoltura dei paesi industrializzati che impoverisce i suoli, mortifica la biodiversità, inquina e depreda le falde idriche, ipotecando la sopravvivenza di tutti con le quantità pazzesche di pesticidi (atrazine e simili) che entrano nelle falde, questa agricoltura che sottrae fertilità e desertifica: esattamente il contrario di quano vogliono nuovi movimenti di agricoltura contadina e non industriale come Via Campesina.
Questione dei semi, delle terre e del loro impoverimento, questione del land grabbing, accaparramento dei terreni da parte delle multinazionali per monoculture al servizio dei biocarburanti, tutte queste tematiche si ritrovano trattate con efficacia. Quanto il “nuovo contadino” vuol sapere può ritrovare. Una bibliografia essenziale e precisa; i siti di quanti si battono per una nuova agricoltura completano il testo.
I semi e la terra è davvero un buon rastrello per spazzare luoghi comuni e per aiutare nella conoscenza di questo mondo rurale, e – perchè no – pensare, sempre più seriamente, che la terra e la libertà sono qui ed ora, un obiettivo da praticare per un mondo più giusto, per uscire dal dominio delle merci e del capitale, verso una ruralità fatta di conoscenze, di scambi, di interazioni tra città e campagne vive e gioiose.
Teodoro Margarita