Orti condivisi e terapeutici

DA CASCINA BOLLATE


Cosa c’è di nuovo‍:

Nella foto: Glycyrrhiza glabra

[Ampliare gli orizzonti] Salvia, rosmarino menta, timo e peperoncino: difficilmente l’elenco delle aromatiche che stanno sul balcone o in terrazzo esce da questo standard. Peccato perché, una volta accantonato il gourmet che in questi anni alberga in molte persone, si scoprirebbero tantissime aromatiche da coltivare in giardino piuttosto che in padella. La liquerizia in vivaio è arrivata tanti anni fa in un sacco nero, portata da un ex giardiniere di Cascina Bollate che, uscito da poco, era andato a godersi una meritata vacanza dalle parti del delta del Po. Sulla spiaggia, interi campi di liquerizia stavano per essere estirpati per far spazio al cemento: ne ha raccolto un mazzo, strappando i lunghissimi stoloni (la liquerizia ha un grosso rizoma, da cui si dipartono le radici che raggiungono anche un paio di metri) e, senza altre precauzioni se non metterli in un sacco della pattumiera perché non si disidratassero troppo, ce li ha portati in vivaio. Evidentemente, invece di chiudersi la porta alle spalle, ha lasciato aperto uno spiraglio ed ha avuto voglia di ritornare, da libero cittadino, in carcere. Sotto gli occhi interessati dei poliziotti che si occupano della sicurezza a Bollate e che ben conoscono il viavai di piante tra dentro e fuori, la liquerizia, dopo essere stata controllata (è bastato incidere con l’unghia la radice per capire cosa fosse) è stata associata alle patrie galere. Mentre il giardiniere-raccoglitore è tornato a casa.

In vivaio gli stoloni sono stati tagliati in pezzi, messi in vaso e ben bagnati: dopo una decina di giorni sono spuntate le prime foglie. La pianta (nome botanico: Glycyrrhiza glabra) è un’erbacea perenne e appartiene alla famiglia delle Fabaceae, la stessa di fagioli, piselli, fave, lupini e ceci. E’ rustica, non teme il gelo e va coltivata in terreni calcarei, leggeri e sabbiosi. Cresce fino a 1 metro di altezza e si diffonde con gran facilità. In Europa è stata introdotta solo nel 15° secolo dai frati domenicani, all’epoca grandi viaggiatori e depositari della farmacopea ufficiale. Ma era già nota nell’antichità, in Cina come in Egitto. Tanto che ancora oggi la medicina cinese la usa per curare tosse, disturbi di fegato e intossicazioni alimentari. Ed è un ingrediente indispensabile di molte delle ricette afrodisiache contenute nel Kama Sutra.

N ella foto: Holodiscus discolor

[Navigare in giardino/1] Tree and Shrubs Online è una sorta di enciclopedia web curata da International Dendrology Society e tratta di alberi e arbusti adatti ai climi temperati. Con una premessa: circa la metà delle voci sono state aggiornate, le altre risalgono a ‘Trees and Shrubs Hardy in the British Isles’ opera di W. J. Bean (non quel Mr. Bean…) botanico, plantsman e infine curatore ai Kew Gardens. Possiamo serenamente accontentarci: le voci completamente aggiornate (per ora, nel futuro potrebbero diventare obsolete, come è accaduto al sacro testo di W. J. Bean) sono tantissime e riguardano generi conosciuti come Abelia e Fagus (nell’emisfero settentrionale si contano 10 specie di faggio) e meno frequentati come Carya (la noce pecan) e Lyonothamnus. Per tutti (o quasi) ci sono descrizioni accurate sulle origini, le migrazioni e le caratteristiche per una coltivazione corretta e indicazioni dettagliate su possibilità di talea, semina etc etc. E poi, le curiosità. Ad esempio un articolo sulle cultivar e i loro nomi: imperdibile per la minoranza di giardinieri impallinati con la tassonomia. E per fortuna che ci sono, perché alzano gli standard della maggioranza dei giardinieri, di solito piuttosto vaghi sulla nomenclatura botanica. Infine, un suggerimento: cercate un qualsiasi arbusto o albero che credete di conoscere, leggete cosa ne scrivono gli eredi di Mr. Bean e alla fine ne saprete molto di più.

Per chi non sa l’inglese, viene in aiuto Google translator.

N ella foto: Carex remota

‍[Navigare in giardino/2] Hoffmann Nursery: per essere commerciale, è commerciale. Ma vende solo all’ingrosso ed è in America, almeno finché Tump non decide di vietare le graminacee. Quindi possiamo chiudere un occhio sulla incorruttibilità botanica e aprirlo invece sulle schede dei prodotti: solo e soltanto graminacee. Con le indicazioni-base, per tutte e per ciascuna: quasi sempre meglio il sole dell’ombra; poche malattie e nessuna particolare esigenza per quanto riguarda il Ph del suolo (= acidità del terreno) né per le concimazioni; necessario un buon drenaggio; quando si pianta, non interrare il colletto; dopo l’attecchimento spesso non serve un’irrigazione ad hoc. E poi, anche in questo caso come nel precedente, un’informazione imperdibile per la minoranza di giardinieri impallinati con la sperimentazione in giardino: il matrix. Ovvero la matrice, cioè creare uno strato composito di graminacee e erbacee per costruire una comunità vegetale che si sostiene, si autodetermina e evolve. Per saperne di più, un post del 2017 nel pluripremiato blog di Tony Spencer, The New Perennialist.

[Indovina chi viene a cena] All’inizio era una fogliolina nello stipite della porta, poteva essersi incastrata lì per un colpo di vento: in base al principio di vivi e lascia vivere, la cosa è passata sotto silenzio. Dopo una settimana la fogliolina è diventata un rametto e qualcuno si è posto l’antico quesito: che fare? Tagliare, strappare? Stare a vedere? Oggi la Clematis cirrhosa var. balearica fuori dalla porta si arrampica su una rosa e in casa si avvia a prendere possesso dell’attaccapanni. Tra un po’ chiederà cosa c’è per cena. Al di là dell’anedottica, noi umani facciamo veramente una grande fatica a immaginare e a capire le straordinarie capacità di adattamento, di infiltrazione, di contaminazione delle piante. Chissà se la Clematis è entrata in casa per cercare un po’ di caldino o se semplicemente ha trovato un anfratto entro il quale svilupparsi e crescere. Ma la domanda vera è: fatte 100 le persone che hanno una Clematis cirrhosa var. balearica (et similia) in casa, quanti sono quelli che se la tengono e stanno a vedere cosa succede e quanti quelli che gridano all’alieno e la strappano? Visto come va il mondo di questi tempi, vien da pensare che, di quei 100, solo una decina adottano una politica di non belligeranza e di accoglienza. Resistiamo, quindi, e prepariamoci a proporre a Clematis cirrhosa un risotto al salto per cena. Magari le piace.

Nella foto: Clematis cirrhosa var. balearica

‘Giardinieri per un giorno’: sabato 1°marzo dalle 9 alle 13

Sabato si replica: le potature. L’argomento piace fin troppo: tanto che pare che più della pianta interessi sapere come e quando potarla. Messa così, non depone a favore del futuro del pianeta. E una mattinata non sarà certamente sufficiente per imparare a potare ma noi speriamo che basti almeno per dissuadervi dal farlo se non sapete perché lo fate.

E’ necessario iscriversi con una mail a [email protected] 

Numero massimo: 30 persone. La visita è aperta a tutti, tranne cani e bambini/ragazzi sotto i 18 anni (ci spiace, sono le regole d’ingresso in galera). Per arrivare con i mezzi o in auto, le istruzioni sono qui.

E’ un carcere: portate un documento. E lasciate il telefono a casa o in auto. Se arrivate con qualche minuto di anticipo, meglio: le procedure per l’ingresso saranno più fluide per tutti. Grazie!

La newsletter finisce qui per quasi tutti. A meno che qualcuno sia in cerca di idee per davanzali e balconi. Nel caso, basta leggere qui sotto.

Il kit di febbraio

Metti che ci sia sul balcone qualche vaso vuoto ma non sai cosa farne, metti che navigare on line sì ma solo se è indispensabile, metti che vedere due-fiori-due e magari qualche bacca potrebbe essere un piacere. E che occuparsene un po’ un modo gradevole per passare il tempo. Metti che Cascina Bollate proponga 3 piante che insieme possono funzionare e che magari facciano anche venir la voglia di continuare. Perché no? Il kit di febbraio

“Sono davvero contenta di essermi immersa tre [quattro] anni fa nello studio della botanica così come faccio ogni cosa, immediatamente, con tutto il mio entusiasmo, con tutta me stessa, al punto che il mondo, il partito e il lavoro sono svaniti.” Lettera a Hans Diefenbach dal carcere di Wronke (Polonia), marzo 1917

(Rosa Luxemburg ‘Erbario’ Lit Edizioni, 2024)

Ci sentiamo tra un mese. Grazie di aver letto fino a qui.

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Siamo il vivaio nel carcere di Bollate a Milano.

Cascina Bollate è una cooperativa sociale in cui lavorano giardinieri liberi e giardinieri detenuti che imparano un mestiere che dà un senso alla loro pena, finché sono dentro, e una chance al loro futuro, quando usciranno. Perché imparare un lavoro in carcere è un buon modo per non tornarci più.

www.cascinabollate.org