Orti condivisi e terapeutici

DA CASCINA BOLLATE

Cosa c’è di nuovo‍
[Domanda spinosa] Se leggete questa newsletter è probabile che sappiate già che Cascina Bollate è un vivaio in carcere. Precisamente nel carcere di Bollate, quello che giornali e voce comune considerano il fiore all’occhiello del sistema penitenziario italiano. La domanda spinosa che ci facciamo è questa: quando venite in vivaio a cercare piante e  fiori a cosa pensate? Sicuramente al fatto che senza Escallonia illinita non potete stare. Il che è condivisibile, giacché è un arbusto che unisce disordine, arruffatezza e profumo celestiale e poco importa se ne vendiamo tre all’anno quando va bene. Probabilmente vi domandate anche che tipo di vita facciano quelle persone che lavorano in vivaio e che vi raccontano pregi e difetti di una pianta. Intuite senz’altro che tra poche ore torneranno in cella ma quello che non immaginate è il rumore del blindo che si chiude a una cert’ora. Sempre andando un po’ a capocchia, forse fantasticate su quale sia stato il reato commesso da quei giardinieri: è normale chiederselo, ma inopportuno chiederlo. Ed è una fortuna che Lombroso non sia più in auge. Comunque sia, alla fine uscite dal vivaio, passate di nuovo attraverso un posto di blocco abbastanza light e molti di voi tirano un sospiro di sollievo: il carcere è sempre e comunque un carcere. Siete di nuovo liberi. Per la verità lo siete sempre stati perché una cortina invisibile e invalicabile separa chi è privato della libertà da tutti gli altri. Questa è la vera condanna, la privazione della libertà. Tutto il resto è un corollario improprio che fa ritornare alla mente Voltaire e la sua celeberrima sentenza sul grado di civiltà di un paese in relazione alle condizioni delle sue carceri. Non sono tempi (e forse non lo sono mai stati) in cui le prigioni stanno in cima ai pensieri degli uomini di buona volontà. Anzi. Ma è proprio necessario infierire con pene aggiuntive del tutto gratuite e con l’introduzione di nuovi reati? Per rendere invivibile la vita in galera bastano e avanzano 72 suicidi dall’inizio dell’anno e un tasso di sovraffollamento del 132%. Nelle 192 carceri italiane ci sono circa 15.000 detenuti in più (il dato è del ministero della Giustizia, agosto 2024): in tutto, 62.000 persone per le quali l’art 27 della Costituzione (qui sotto il testo) resta lettera morta. O quasi. 

(Nella buona e nella cattiva sorte] Adesso che è passata, diciamocelo: bisogna avere un buon carattere per dire che un giardino/balcone/terrazzo in piena estate, con più di 30° C notte e giorno, ha un bell’aspetto. Di solito agli occhi di noi umani è un’esplosione scoraggiante di vegetazione rigogliosa e vagabonda che divide – e spesso invade – gli spazi dedicati in passato a piante amorevolmente scelte, pensate e coltivate. Sembra un matrimonio mal assortito che arranca nel corso dei mesi senza che nessuno riesca a convincere l’altro delle proprie ragioni: visto da fuori, il divorzio è vicino. A noi, in vivaio, succede lo stesso: desolazione totale. E per fortuna che siamo chiusi al pubblico a luglio e agosto. Al netto del fatto che il riscaldamento globale fa paura a tutti – ancor più quando diventa locale e ce lo si trova sulla porta di casa – molti si appassionano al meteo e ai suoi effetti sulla vegetazione, altri meno. L’impressione è che le piante si adattino molto meglio di noi al climate change: in momenti insoliti, ma fioriscono come al solito; molte appena fa troppo caldo si fingono morte e alcune muoiono davvero ma vengono sostituite  da altre. In giardino, la vita continua. La forza scorre potente dentro di te, diceva quel tale. Il giardino (e anche un modestissimo vaso) prende vita propria. Peccato che noi non siamo abituati a vederla, non ci riconosciamo nelle piante che crescono in mezzo alle “nostre” e soprattutto quasi niente è più alla portata delle nostre conoscenze tradizionali né del nostro controllo. Non serve il Roundup e neanche strappare tutto quello che cresce ma che non abbiamo piantato noi. Osservare, arrivare a una mediazione tra un ordine ossessivo e il casino totale, scoprire che magari uno di quei semi  portati dal vento  diventa una risorsa per il futuro del proprio giardino. E poi un trucco da veri duri: ricordarsi, per la prossima estate, di avere almeno qualche pianta che abbia il vigore, la struttura e la resistenza per resistere con onore nel giardino che cambia. Insomma, un bene rifugio. 
‘Giardinieri per un giorno’: sabato 26 ottobre dalle 9 alle 13Argomento: L’autunno, di nuovo. E per fortuna! Si parlerà di pacciamatura, concimazione e di piante nuove da mettere e di vecchie da dividere e trapiantare. E’ la stagione giusta per farlo. Per la potatura, bisogna aspettare ancora un po’…. E’ necessario iscriversi con una mail a [email protected] Numero massimo: 30 persone. La visita è aperta a tutti, tranne cani e bambini/ragazzi sotto i 18 anni (ci spiace, sono le regole d’ingresso in galera). Per arrivare con i mezzi o in auto, le istruzioni sono qui.E’ un carcere: portate un documento e se possibile lasciate il telefono a casa o in auto. E se arrivate con qualche minuto di anticipo, meglio: le procedure per l’ingresso saranno più fluide per tutti. Grazie!
[Libera nos a malo] Se gli afidi (vulg. pidocchi delle piante) diventano un’ossessione e dalla primavera all’autunno sono il pensiero dominante, è necessario fare qualcosa di diverso dallo spruzzare su rose, nuovi germogli di edera o teneri ramoscelli di fiori di pesco (cui sperabilmente seguiranno i frutti) litri e litri di piretroidi o di flupyradifurone. Nuocciono all’ambiente e aumentano lo stress del giardiniere. Anche sapone di Marsiglia, spremuta d’ aglio, marcite di tabacco e sapone molle richiedono tempo, pazienza e non è detto che – con o senza ausilio della chimica – i risultati non siano vicino allo zero. Se proprio vi dovete liberare dal male potreste tornare al vecchio walzer della rosa piantata all’inizio dei filari di vite. La versione 2.0 è rappresentata dalla Nicotiana sylvestris che è una specie di manna per tutti gli afidi che passano nei dintorni e restano attaccati alle sue fogliolone viscose. Piace da morire. Per onestà va detto che, invece, non a tutti piacciono quelle grandi foglie che assomigliano alla lattuga e custodiscono la crescita di lunghi steli pieni di fiori profumatissimi e molto duraturi. Il vivaio è aperto (ancora per un po’). La regola è che il vivaio sia aperto fino a metà novembre circa. Dipende dal meteo. Soliti giorni: mercoledì e venerdì pomeriggio dalle 14 alle 18 (ingresso allo scadere dell’ora: 14 – 15 – 16 – 17).  Attenzione! Se volete proprio venire a trovarci alle 17, regolatevi sul tramonto del sole a Milano (lo trovate qui). Tenete presente che, malgrado sia un carcere, nei giorni di apertura si entra senza autorizzazione ma con qualche precauzione. Ecco quale.
La newsletter finisce qui per quasi tutti. A meno che qualcuno sia in cerca di idee per davanzali e balconi.  Nel caso, basta leggere qui sotto.
Il kit di ottobre 
Metti che ci sia sul balcone qualche vaso vuoto ma non sai cosa farne, metti che navigare on line sì ma solo se è indispensabile, metti che vedere due-fiori-due e magari qualche bacca potrebbe essere un piacere. E che occuparsene un po’  un modo gradevole per passare il tempo. Metti che Cascina Bollate proponga 3 piante che insieme possono funzionare e che magari facciano anche venir la voglia di continuare. Perché no? Il kit di ottobre.
“La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte.” (Costituzione della Repubblica Italiana, art 27)
Ci sentiamo tra un mese. Grazie di aver letto fino a qui.
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Siamo il vivaio nel carcere di Bollate a Milano. Cascina Bollate è una cooperativa sociale in cui lavorano giardinieri liberi e giardinieri detenuti che imparano un mestiere che dà un senso alla loro pena, finché sono dentro,  e una chance al loro futuro, quando usciranno. Perché imparare un lavoro in carcere è un buon modo per non tornarci più.
www.cascinabollate.org
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