Venti anni fa accompagnai a San Gersolé Gigliola Venturi, che lì scrisse una lettera nel tentativo di impedire la chiusura della celebre scuola di Maria Maltoni. Ecco qui il testo di questa lettera:
20 novembre 1989
Buongiorno, Signora Nirenstein, sono Gigliola Venturi e chiamo da Firenze, vorrei denunciare un fatto che può sembrare di modeste dimensioni locali, ma che assume un significato inquietante per i principi, anche costituzionali, che ne risultano offesi. E cioè la decisione, da parte del provveditore agli studi di Firenze, di sopprimere da questo anno la scuola elementare statale di San Gersolé, scuola resa famosa in Italia da diverse pubblicazioni (non ultima I quaderni di San Gersolé edito da Einaudi, con prefazione di Italo Calvino. È nota anche all’estero, fra l’altro, per una mostra itinerante di disegni dei bambini di San Gersolé, esposta durante un anno intero in tutti gli Stati Uniti d’America.
Il danno arrecato alle famiglie è grave perché la scuola serviva un territorio composto di numerose frazioni e case sparse, alcune distanti dal capologuo (Impruneta) fino a 7-8 chilometri. Così molte famiglie sono state costrette a iscrivere i propri figli a scuole private – cioè confessionali – con evidente sacrificio economico. L’abolizione della scuola lede il principio costituzionale dell’istruzione obbligatoria, e quindi gratuita, che deve essere assicurata a tutti i cittadini.
Preoccupa vedere come, invece di dotare la scuola dei necessari servizi complementari, si trovi più comodo sopprimerla.
La domanda è questa: non le pare che ogni cittadino cui stia a cuore il diritto all’istruzione dovrebbe reclamare? Fra l’altro questo non è che uno dei troppi casi di scuole pubbliche chiuse col pretesto di un risparmio, legittimato dal calo della popolazione scolastica, ma con un favoreggiamento di fatto delle scuole private. Le quali attingono, comunque, a fondi pubblici.
Gigliola Venturi