Non è facile intuire quando un melone colto da altri ha raggiunto il grado ottimale di maturazione o meglio quando la sua polpa è ancora soda ma ricca di sapore, e accarezza il nostro palato per poi sciogliersi come un fondente zuccherino.
Se invece lo coltiviamo e osserviamo i suoi frutti noteremo che alcuni muteranno gradualmente la tonalità della buccia virando dal verde al giallo pallido. Quando il picciolo oppone poca resistenza, sino a separarsi dal frutto che sta nutrendo, solo allora è maturo “al punto”, e proprio dove si sarà staccato il profumo sarà più o meno intenso annunciando il sapore che troveremo all’interno.
Il melone, Cucumis melo, è una pianta erbacea annuale, dal portamento sarmentoso della famiglia delle Cucurbitacee.
Gli antichi egizi iniziarono a esportarlo nell’area mediterranea già nel Quinto secolo a.C., e Plinio lo descrisse come un cetriolo in forma di mela cotogna a ogni modo molto apprezzato come verdura nei convivi.
Non è pianta facile da coltivare: l’umidità dell’aria e del terreno, la temperatura al momento della germogliazione, un’elevata escursione termica tra il giorno e la notte durante la prima fase di crescita, l’importanza di una corretta cimatura condizionano fortemente lo sviluppo della pianta e la produzione dei suoi frutti.
Ma vale la pena di tentare anche perché la sfida sprona e i risultati pur se appena accettabili diverranno un successo. Quindi se decidiamo di provare dedichiamo un’aiuola di almeno 120 cm x 360 cm: vi potremo coltivare non più di tre piante , allineate nel centro e piantate a 60 cm dal bordo più stretto del nostro rettangolo di coltivazione.
Scegliamo nel nostro orto la parte più assolata; il terreno, ben letamato e vangato in profondità, deve poi risultare drenato: il melone infatti è una pianta ghiotta, richiede irrigazioni abbondanti ma non tollera i ristagni.
Possiamo lasciar cadere direttamente in postarelle rialzate sull’aiuola tre o quattro semi, oppure trapiantare le piantine che abbiamo fatto germinare nei vasetti al riparo, come per zucche, zucchine e angurie.
Quando i cotiledoni, le prime due foglie embrionali, avranno fatto la loro comparsa lascerete sviluppare solamente la più robusta.
Nel periodo della germinazione la temperatura non deve scendere al di sotto dei 15°.
Una delle operazioni più importanti da eseguire durante la crescita è quella della cimatura. A seconda delle varietà si deve intervenire diversamente, per il “retato” e il “cantalupo”, ad esempio, va effettuata una prima cimatura al di sopra della quarta foglia; in seguito si interviene sui rami lasciando due foglie al di sopra del piccolo frutto.
Quando la pianta porterà cinque o sei frutti ben formati allora sarà il momento di eliminare tra i più piccoli quelli eccedenti in modo di convogliare tutte le energie per l’accrescimento degli altri.
Durante lo sviluppo delle piante e l’allegagione dei frutti le annaffiature devono essere abbondanti, mentre vanno limitate all’avvicinarsi della maturazione: eventuali spaccature saranno la conseguenza di irrigazioni eccessive o di una stagione oltremodo piovosa.
Tradizionalmente il melone viene coltivato adagiato sul terreno e ritengo che in questo modo esprima al meglio il suo portamento elegante: le foglie dai margini increspati si diramano leggere dai tralci ondeggianti decorati dalle volute dei cirri, dai piccoli fiori gialli e dai frutti già prodotti.
Possiamo altrimenti allestire delle reti tese tra sostegni verticali: in tal modo i cirri si possono attorcigliare alle maglie distribuendovi i tralci. Così facendo lo spazio occupato a terra si riduce, i frutti non saranno a contatto con il suolo e il sole li farà maturare meglio.
Se vediamo che i meloni allevati a terra sono ben formati è meglio porre delicatamente sotto ciascuno una piccola tavola o meglio un coppo, sia per isolarli da un suolo troppo umido sia per scoraggiare eventuali insetti predatori o vermi che cercassero poco alla volta di impadronirsene.
Quando noteremo una variazione nella coloritura della scorza e il formarsi di una sottile fenditura all’attacco del peduncolo, potremo raccogliere e gustare il nostro melone senza però dimenticare di raffrescarlo –e non in modo eccessivo perché ne perderebbe in profumo.
In Francia i meloni più apprezzati vengono coltivati nel sud; Cavaillon, centro di produzione agricola famoso per i suoi meloni, era già noto a Alexandre Dumas, gourmet appassionato di questo frutto.
Fu stabilito infatti tra la biblioteca della città e lo scrittore un vitalizio di dodici meloni l’anno in cambio di un consistente numero di volumi della sua opera letteraria.
Il gemellaggio tra Cavaillon e Langhirano, celebre per i suoi prosciutti, suggella un tradizionale modo per assaporare questo frutto prelibato.
Da “Il giardiniere goloso” di Bay e Bonacini Ponte alle Grazie