Prima di suggerire piante adatte al giardino naturale, una premessa: la potatura non è necessaria nelle piante ornamentali (mentre può essere un “male necessario” per le piante da frutto, per regolarizzarne la produzione), salvo piccoli interventi nel caso di ramificazioni disordinate o troppo esuberanti, per togliere le ramificazioni secche o risistemare una chioma danneggiata. Infatti una pianta si definisce ornamentale proprio perché ha una sua forma caratteristica; questa, se alterata con le potature, certamente verrebbe a mancare.
Si può quindi pensare a un giardino più “naturale”? Cosa si intende con questo termine? Penso sia logico pensare che le specie che lo compongono devono appartenere alla nostra flora, cosicché in questa tipologia di giardino ci si possa accostare il più possibile all’ambiente naturale circostante.
Ma come realizzarlo e con che criteri? L’importante è effettuare una scelta oculata delle specie da inserire, in modo che ne risulti un insieme sì ben inserito nel contesto naturale, ma anche funzionale e armonico. Per far questo è necessario naturalmente acquisire una buona conoscenza del mondo vegetale e non fidarsi dei consigli – troppe volte interessati – dei vivaisti. È importante, per ogni specie, conoscere le dimensioni a cui questa può arrivare, in particolare se albero o arbusto, se è sempreverde o meno; inoltre le esigenze in fatto di terreno ed esposizione, saranno informazioni da cui dipenderà la riuscita del nostro giardino naturale. Ma bisogna anche ricordarsi che non esistono solo alberi e arbusti: vi sono bulbose, rizomatose ed erbacee perenni che possono allietare il giardino per tutto l’anno.
Un’altra difficoltà può essere dovuta al fatto che in un vivaio spesso si trovano più facilmente piante di tutte le parti del mondo, eccezione fatta per le nostrane. Infatti solo pochi hanno specie autoctone e spesso di piccole dimensioni, fatta eccezione per specie che sono divenute di moda, quali la sughera (Quercus suber), il leccio (Quercus ilex) e altre. Alcune piante non rintracciabili facilmente potremmo anche pensare di ottenere da seme.
Indicherò adesso alcune specie spontanee sempre di notevole effetto ornamentale. Accennerò naturalmente alle più significative, con particolare riferimento alle piante arboree e arbustive. Queste rappresentano infatti in un giardino lo “scheletro portante” e con queste è possibile progettare passaggi, spazi ombrosi e angoli fioriti. Dato che anche questo gruppo di piante è assai numeroso, tratterò solo quelle o con requisiti decisamente ornamentali o che incontriamo poco di frequente, ma che sono decisamente interessanti.
Ma prima pensiamo al terreno; per accogliere un giardino deve essere preparato con cura, lavorato e smosso i profondità in modo da toglierne la compattezza e concimato abbondantemente con prodotti organici. Si livellerà poi in modo grossolano, lasciando a quando saranno finite le operazioni di impianto degli alberi, arbusti, ecc. la sistemazione più accurata della superficie, in modo da potervi seminare poi l’erba.
Anche un’occhiata a eventuali ristagni d’acqua in alcuni punti del giardino permetterà di correre ai ripari eliminando con appositi drenaggi prima che questo causi danneggiamenti alle piante o al prato. Se poi è nostra intenzione creare nel giardino uno specchio d’acqua, questo può essere inserito proprio dove notiamo che l’acqua tende naturalmente ad accumularsi.
Anche le piante che verranno messe a dimora avranno necessità di essere ospitate in una buca adeguata. Si correggerà il terreno da rimettere nella buca e intorno alla zolla della pianta, concimandolo opportunamente con prodotti organici, nonché mescolandolo con materiale drenante (corteccia di pino macinata, pomice, argilla espansa, rena grossolana, ecc.) nel caso il terreno risulti troppo compatto.
Un impianto ben eseguito permetterà il rapido attecchimento delle piante, e la loro crescita in salute eviterà l’insorgere di svariate patologie, spesso legate a un non corretto metodo di impianto.
Le piante vanno messe a dimora non troppo profonde, ma con il colletto in livello rispetto al piano; dovranno anche essere ancorate a un buon tutore (se la pianta è grande, anche tre) in modo che il tronco della pianta possa comunque muoversi verticalmente per adattarsi ai movimenti di assestamento della pianta, e annaffiate subito dopo la messa a dimora (non aspettare che piova!).
Ed eccoci infine all’argomento che ci interessa di più: un giardino realizzato con piante tipiche della flora spontanea, quindi piante selvatiche. L’Italia è, fra le Nazioni Europee, la più ricca dal punto di vista floristico: circa 6.000 specie, a motivo dei numerosi habitat ivi presenti, spaziando da aree prettamente montane a zone collinari, pianure, aree palustri di notevole importanza, boschi mediterranei e zone costiere.
Accennerò solo alle più significative, con particolare riferimento alle arboree e arbustive, tralasciando le conifere, fin troppo abbondanti nei nostri giardini.
Inizio da un gruppo di vegetali idoneo per siti umidi o addirittura in prossimità di un laghetto, pur se si adattano a qualsiasi altro sito, purché non troppo asciutto: le Salicaceae. Non solo quindi l’esotico salice piangente, ma ad esempio il Salice dorato (Salix alba ssp. vitellina). Questa specie veniva solitamente potata drasticamente, per cui emetteva lunghissimi rami che venivano impiegati per farne ceste o per legare le viti. E’ particolarmente decorativo in inverno quando i suoi tralci flessibili, privi delle lunghe foglie argentee sulla pagina inferiore, ostentano un bellissimo colore giallo arancio che contrasta con il paesaggio circostante. Ci sono poi il salice cenerino (Salix cinerea) e quello caprino (Salix caprea), molto simili, con foglie ovate, anch’esse argentate al rovescio. Questi salici producono infiorescenze abbastanza vistose, in particolare gli esemplari maschili (è un genere dioico) chiamati gattini, o localmente, “topini”.
Queste infiorescenze sono molto numerose e disposte tutto intorno ai rami spogli, bianco-argentei e tomentosi, molto decorativi già alla caduta delle foglie, ma ancor più alla fine dell’inverno, quando queste si schiudono. In molte regioni italiane è considerata pianta protetta e quindi da non raccogliere, in quanto la precocità di fioritura ne fa un nutrimento prezioso per le api. Ancora a proposito di Salicaceae, come non parlare di pioppi! Lasciando pur perdere il maestoso pioppo bianco (Populus alba), bellissimo ma adatto a grandi spazi, soffermerei l’attenzione su due specie minori, molto decorative ma ben poco conosciute: il pioppo grigio (Populus canescens) e il pioppo tremulo (Populus tremula), ambedue abbastanza frequenti in località collinar-montane.
Il primo, che sembra essere un ibrido naturale fissato fra il Populus alba e il Populus tremula, è un albero di medie dimensioni (10-15 m) con caratteristica corteccia bianca, simile a quella della betulla; foglie piccole, ovate, biancastre inferiormente, con picciolo compresso e quindi dotate di forte mobilità come del resto nella specie da cui deriva, il Pioppo tremulo. Quest’ultimo si presenta come un alberello di dimensioni minori (8-12 m) con corteccia grigio-biancastra e foglie verdi, un po’ più chiare al rovescio, ovate, crenate al margine, portate da peduncoli lunghi quanto la lamina e appiattito in senso ortogonale, in modo che le foglie si muovono con estrema facilità anche con vento debole, emettendo un caratteristico fruscìo.
Fra le Fagaceae, raccomando la Quercia da sughero (Quercus suber) che rappresenta un tocco di mediterraneità nei nostri giardini. E’ specie abbastanza rustica, almeno quanto il leccio (Quercus ilex); notevole, in particolare su esemplari adulti, la caratteristica corteccia suberosa.
Ancora fra le Fagaceae, ricordo il faggio comune (Fagus sylvatica) e il faggio rosso (Fagus sylvatica var. purpurea) che, nonostante siano piante montane, ben si adattano ai giardini di pianura, dove spesso raggiungono dimensioni imponenti.
Un’altro gruppo di particolare importanza sotto il profilo ornamentale sono le Rosaceae. Fra gli alberelli più decorativi, da segnalare il raro Malus florentina, il melo di Firenze; è spogliante, privo di spine e le foglie, ovato-cuoriformi, sono verde scuro sopra e bianco-tomentose al rovescio. I fiori, bianchi, sono numerosissimi, riuniti in corimbi e si schiudono in maggio. Segue poi la formazione di piccole mele, di circa 1 cm, di colore rosso pallido. Un altro gruppo di alberelli o alberi di medie dimensioni (4-10 m) e che raramente vediamo utilizzati per scopi ornamentali sono i Sorbi. E per iniziare, quello più comune, utilizzato per i frutti, gustosi solo dopo ammezzimento o dopo alcune gelate: il Sorbo da frutto, il Sorbus domestica. Questa specie arriva anche ai 15 m, ha portamento elegante, foglie caduche e composte (11-17 foglioline) e una vistosa fioritura primaverile, cui seguono i frutti di colore giallo aranciato. E’ sporadico sul nostro territorio ma si trova facilmente dai vivaisti, e viene inoltre coltivato nei luoghi dove si fa il sidro in quanto i suoi frutti, aggiunti durante la spremitura delle mele, danno al succo una tinta più chiara, maggiore conservabilità e un gusto pieno.
Un altro sorbo, ancor più ornamentale del precedente, è il Sorbus aucuparia, meglio noto come “Sorbo degli uccellatori” perché tenuto in grande considerazione dai cacciatori per il richiamo che i suoi frutti scarlatti hanno sugli uccelli.
Anche questo arriva ad essere un alberello, con foglie caduche e anche in questa specie composte (9-15 foglioline); fiori bianco crema, raggruppati in folti corimbi, cui seguono numerosissimi frutti rosso-arancio o rosso scuro, grandi al massimo 1 cm, assai appetiti appunto dagli uccelli che provvedono – se sopravvivono agli uccellatori – alla sua diffusione. Nei vivai esistono anche varianti a frutto interamente giallo. Assai decorativo in particolare per le vistose infruttescenze.
Infine il Sorbo montano o farinaccio (Sorbus aria) che può considerarsi un grosso arbusto, pur arrivando anche a dimensioni di un piccolo albero. Presenta foglie caduche abbastanza grandi (6-12×5-8 cm) verde brillante superiormente, bianco farinacee nella pagina inferiore, da cui deriva il nome volgare “Farinaccio”.
Fioritura primaverile in pannocchie piatte di colore bianco, cui seguono frutticini ovali, rosso arancione a maturità, di sapore dolciastro. Interessante soprattutto per il contrastante colore fra le due facce delle foglie, e per la fioritura.
Naturalmente i Sorbi, essendo generalmente piante montane, non amano troppo l’insolazione eccessiva, prediligendo ambienti freschi, collinari e terreni ricchi di scheletro, ma ben drenati. Bisogna fare attenzione, in ambienti dove il gelo si fa poco sentire e nei primi anni d’impianto, alla eventualità che alcuni tarli rodilegno si possano inserire nel tronco della pianta, provocando danni che con il tempo diventano irrimediabili, Si distruggono facilmente con appositi prodotti o anche inserendo un filo di acciaio nella galleria fino a provocare la morte del parassita.
Un’altra Rosacea interessante è il Pero corvino (Amelanchier ovalis), un arbusto caducifoglio poco conosciuto ed invero assai ornamentale per la copiosa fioritura primaverile bianca, formata da grappoli eretti coperti da una peluria feltrata, anch’essa bianca come pure la pagina inferiore delle foglie. Anche i frutti sono abbastanza decorativi, blu-neri a maturità, grandi come un pisello ed eduli.
Il Pero corvino si adatta a qualsiasi terreno purché assai ben drenato e in pieno sole, essendo specie pioniera che vive generalmente fra le pietre calcaree. Nelle Alpi si ritrova fino a 2.000 m.
Come non citare un’altra pianta ben conosciuta fino ad alcuni decenni or sono ed ormai da qualche tempo caduta nell’oblio, ma che credo sarebbe opportuno riproporla?
Alludo al Nespolo di Germania, un alberello spogliante un tempo assai comune nei boschi, coltivato come albero da frutta sino dal Medioevo ed ora quasi scomparso o poco frequente. In maggio-giugno si ricopre di fiori solitari, bianco puro, grandi, cui seguono frutti rotondeggianti, marroni scuro, buoni solo dopo ammezzimento. Le foglie sono ovali, con una caratteristica punta corta assai evidente., coperte da una peluria grigia In commercio ne esistono anche ibridi con frutti più grandi o di forma diversa.
In Nespolo di Germania prospera bene in qualsiasi terreno, preferendo quelli abbastanza umidi, almeno in profondità, in esposizioni che possono andare dalla mezz’ombra al pieno sole.
Un’ultima Rosacea da tener presente, è il Ciliegio canino (Prunus mahaleb), frequente anche nei vivai in quanto spesso impiegato come portainnesto per ciliegie o marasche.
Anch’essa è una specie arbustiva spogliante, con foglie assai simili a quelle del ciliegio ma più rotondeggianti e coriacee. I fiori, bianchi, sono disposti in grappoli corti (si tratta esattamente di racemi corimbosi), cui seguono piccoli frutti simili a ciliegie, dapprima gialli, poi neri a maturità di gusto acidulo. La pianta è ornamentale anche per la sua corteccia, lucida, grigio-violetta, con strie trasversali. E’ adatta per terreni anche siccitosi, in esposizione assolata.
Un’altra famiglia degna di particolare attenzione per le numerose specie ornamentali che la compongono sono le Leguminosae. Come non far cenno, fra gli arbusti, anche alla nota Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), con la vistosa fioritura composta da numerosi e grandi fiori gialli? E’ però adatta a terreni privi di calcare, in esposizioni assolate. Ancora fra le ginestre, quella odorosa (Spartium junceum) forma spesso dense popolazioni e si presta egregiamente al consolidamento di pendii franosi. I fiori sono in racemi terminali lassi, piuttosto grandi, di colore giallo intenso e lievemente profumati. Anche la Coronilla (Coronilla emerus) può essere un arbusto interessante, con il suo portamento piuttosto disordinato e la fioritura che si prolunga da aprile a luglio. Adatta anche in posizioni a mezz’ombra e in qualsiasi terreno.
Infine da segnalare una Leguminosa poco nota, la Capraggine (Galega officinalis), che forma un arbusto, spesso assai allargato, con fusti ascendenti, con andamento un po’ zigzagante, ramosi in alto e foglie imparipennate (11-15 foglioline). I fiori si presentano in racemi allungati di 15-20 cm, ascellari, composti da numerose corolle bianco-azzurrine, e si schiudono fra maggio e luglio. E’ una specie adatta per terreni umidi, in esposizione assolata. Il nome specifico officinalis ricorda il suo impiego come pianta medicinale per favorire nelle donne l’allattamento (specie galattologa).
Una famiglia che ha pochi rappresentanti in Italia è quella della Anacardiaceae. Oltre al ben noto Pistacchio (Pistacia vera) tipico del Sud Italia (che devo dire però, risulta perfettamente rustico anche in climi più freddi) vi è infatti il Lentisco (Pistacia lentiscus), sempreverde, piccolo arbusto tipico rappresentante della macchia mediterranea e il poco noto Terebinto (Pistacia terebinthus) che comunque si ritrova anche esso in Toscana.
Questo è un arbusto a foglie caduche, imparipennate (5-9 foglioline) coriacee, verde scuro superiormente, grigiastre di sotto. La pianta può arrivare a discrete dimensioni (2-5 m) ed emana un caratteristico odore resinoso. I fiori, piccoli, sono riuniti in una pannocchia piramidale e segue, nelle piante femminili (è un genere dioico) la produzione di piccoli frutti dapprima verdi, poi rosso scuro, che producono per contrasto con il fogliame un bellissimo effetto ornamentale. E’ una pianta adatta a terreni siccitosi o addirittura per rock garden, in esposizioni assolate. E’ infine utilizzata come portainnesto per il Pistacchio.
Andiamo ora a vedere alcune specie arboree. Faccio riferimento agli Aceri. Fra i più interessanti citerei l’Acero campestre, chiamato anche Loppio o Testuccio (Acer campestre), un tempo comune nelle siepi e per la coltivazione delle viti, ora quasi ovunque scomparso. E’ un acero che ha una sua eleganza, con portamento un po’ disordinato e le foglie palmate fra le più piccole di questo gruppo di piante Si riconosce facilmente per i frutti (disamare) che sono divergenti ad angolo piatto (180°). E’ adatto anche per piccoli giardini in qualsiasi tipo di terreno. Altri aceri, a cui faccio solo un accenno perché difficilmente rintracciabili, sarebbero l’acero alpino (Acer opulifolium) con foglie palmate lunghe quanto larghe; l’Acero d’Ungheria (Acer obtusatum), con foglie più piccole, anch’esse rotondeggianti.
Fra le arboree, vorrei anche ricordare il Tiglio selvatico (Tilia cordata), che ormai si trova piuttosto raramente. E’ il Tiglio nostrano con le foglie più piccole (3-10×8-10 cm), numerosissimi fiori profumati e rami molto fitti, tanto che crea un’ombra assai densa. A differenza dei tigli esotici, la sua crescita non è molto rapida; di contro, è invece una specie assai longeva. Il tiglio selvatico inoltre non emette polloni dal piede, per cui sarebbe consigliato anche in ambienti pubblici. Questa specie è ritenuta sacra dagli antichi Germani e dagli Slavi, e l’uso di mantenere un tiglio ombroso nella piazza principale del paese si osserva ancora nel Tirolo e nel Carso triestino.
Un’altra famiglia piuttosto poco nota è quella delle Rhamnaceae. Questa comprende generalmente arbusti, fra cui alcuni da considerarsi interessanti per nostri giardini.
Cito ad esempio il Giuggiolo (Ziziphus jujuba), che è anche specie da frutto. E’ un arbusto spinescente (ne esistono però cultivar senza spine) con portamento eretto-ricadente assai ornamentale. Le foglie, caduche, sono piccole, ovali e acuminate, disposte sui rametti zigzaganti. Fiori minuti in cime ascellari, cui seguono frutti (drupe) detti Giuggiole, simili a grosse olive con nocciolo indurito e acuminato da un lato. Interessante per il suo caratteristico portamento e i frutti, vegeta bene in pieno sole e in terreni ben drenati.
Un’ultima specie degna di nota per il suo aspetto, è il Ramno alpino (Rhamnus alpinus subsp. alpinus). Frequente in montagna, forma spesso alberelli o arbusti compatti, con colori contrastanti fra il grigio della corteccia e il verde lucido delle foglie, caduche, di forma ellittica, dentellata e con nervature ben evidenti. I fiori sono insignificanti, mentre invece è assai interessante la fruttificazione, formata da grappoli di frutticini neri, lucidi. E’ una specie adatta per terreni anche siccitosi, in pieno sole ma anche a mezz’ombra.
Un’altra famiglia con una specie interessante: l’Eleagnaceae. Fra le specie più interessanti, l’olivello spinosa (Hippophae rhamnoides). Arbusto con rami rigidi, spinescenti, a foglie caduche, lineari e sessili lunghe 4-6 cm, di colore bianco argenteo in particolare al rovescio. La specie, dioica, ha fiori insignificanti; l’esemplare femminile è il più attraente, in quanto porta frutti (drupe) di colore giallo arancio a maturità, che contrastano vivacemente con le foglie. Sono inoltre eduli, di sapore astringente. Adatta per rock-garden, in pieno sole e comunque in terreni ben drenati.
Solo poche parole a proposito del Melagrano (Punica granatum), interessante sia per il ortamento che per i vistosi fiori rossi e i caratteristici frutti eduli. Una pianta da mettere sullo sfondo del prato, che offre quasi sempre qualcosa di decorativo.
Dalla famiglia della Cornaceae ho ritenuto obbligatorio degnare di attenzione una specie, il Corniolo (Cornus mas), veramente una pianta preziosa nel giardino. Si tratta di un grosso arbusto, molto ramificato, che può anche diventare un alberello, con foglie ovate, caduche, che si colorano vivacemente prima di cadere. La fioritura avviene molto precocemente, già in febbraio, e la pianta si ricopre interamente di minuscoli fiorellini gialli sui rami ancora nudi, ricordandoci che ormai l’inverno sta allontanandosi. Produce poi dei frutti – le Corniole – verdi inizialmente, poi rosse a maturità in autunno, di sapore dolce-astringente, utilizzate per farne prelibate marmellate. Una pianta veramente piacevole, che si adatta inoltre a qualsiasi terreno ed esposizione (escludendo naturalmente l’ombra completa).
Qualcuno si sarà già chiesto: possibile che non si parli del Corbezzolo o Albatrello (Arbutus unedo)? State sicuri, non me ne sono dimenticato! Credo fermamente che questa sia la pianta più bella della flora Italiana. Il suo portamento, il fogliame sempreverde lucido, la fioritura bianco-giallastra in autunno che contrasta con i frutti, maturi proprio in questo periodo, ne fanno una pianta che non dovrebbe mancare in ogni giardino. Oltretutto, pur essendo un’Ericacea, è anche di “bocca buona”, in quanto si accontenta di qualsiasi buon terreno senza che debba essere decisamente acido, in esposizioni che possono andare dal pieno sole alla mezz’ombra.
Fra le Oleaceae, oltre all’olivo ormai impiegato fin troppo nei giardini, bisogna accennare ai frassini, in particolare all’orniello o albero della manna (Fraxinus ornus) albero di medie dimensioni (8-10 m) con foglie caduche composte (5-9 foglioline), e fioritura in aprile-maggio; produce pannocchie piramidali composte di numerosissimi e minuti fiori bianchi, profumati, cui segue la produzione di frutti (samare) altrettanto numerosi. La corteccia è verde negli esemplari giovani, poi nerastra e opaca. E’ specie interessante per siti assolati e terreni ben drenati, anche pietrosi.
Fra le Labiatae, suggerisco il Teucrium fruticans, presente sulle rupi calcaree presso il mare, anche se piuttosto raro. E’ specie arbustiva sempreverde che si ritrova comunque con facilità nei vivai, ed è interessante per il fogliame, grigio-tomentoso e per la fioritura azzurro-violetta, con corolle simili a quelle della comune salvia. Naturalmente, il Teucrium fruticans è adatto solo in esposizioni assolate ed in siti ben protetti, dove può essere impiagata per siepi, macchie di colore, ecc.
Per finire: un bel gruppo di arbusti: i Viburni. Appartenenti alla famiglia delle Caprifoliaceae, li suddivido per comodità in specie spoglianti e specie sempreverdi. Fra le prime, direi che il più appariscente è il Pallon di Maggio (Viburnum opulus), che produce in primavera vistose infiorescenze costituite da fiori sterili e vistosi all’esterno, e fiori insignificanti e fertili all’interno. La susseguente fruttificazione è costituita da grappoli di frutticini di color rosso brillante, che permangono sulla pianta per lungo tempo, almeno fino a che gli uccelli non li rintracciano. E’ una specie che vegeta bene in mezz’ombra-ombra, in terreni tendenzialmente umidi. Fra i viburni sempreverdi, non posso non segnalare la Lentaggine (Viburnum tinus), arbusto interessante per il fogliame ovato-acuminato verde scuro, la vistosa fioritura in cime terminali di fiorellini bianchi che si schiudono spesso in pieno inverno, cui segue una fruttificazione costituita da numerose drupe dell’insolito colore blu acciaio a maturità. E’ inoltre adatto a tutte le esposizioni, e vegeta praticamente in ogni tipo di terreno. Importante sia come esemplare isolato che come pianta da siepe.
Per finire, una Caprifoliacea insolita, che non vedo mai nei giardini: il Sambuco rosso (Sambucus racemosa). E’ un arbusto ramosissimo, con corteccia bruno-viola e foglie caduche, imparipennate (5-7 foglioline). Produce pannocchie di fiorellini bianco-giallastri in aprile-maggio, cui segue la produzione di numerosissime drupe rosso corallo che permangono a lungo sulla pianta, molto ornamentali. Prospera bene a mezz’ombra, in terreni piuttosto umidi.
Di seguito, riporto per ordine di famiglia la breve carrellata di spontanee a cui ho accennato e che credo potrebbero senza dubbio formare un giardino forse più affascinante di qualche altro ove siano impiegate prevalentemente specie esotiche.
Elenco delle specie citate:
Rhamnaceae Ziziphus jujuba(Giuggiolo)
“ “ Rhamnus alpinus subsp. alpinus (Ramno alpino)
Tiliaceae Tilia cordata (Tiglio riccio)
Eleagnaceae Hippophae rhamnoides (Olivello spinoso)
Punicaceae Punica granatum (Melagrano)
Cornaceae Cornus mas (Corniolo)
Ericaceae Arbutus unedo (Corbezzolo)
Oleaceae Fraxinus ornus (Orniello)
Labiatae Teucrium fruticans (Rosmarinone, Fior d’api)
Caprifoliaceae Sambucus racemosa (Sambuco rosso)
“ “ “ Viburnum opulus (Pallon di Maggio)
“ “ “ Viburnum tinus (Lentaggine)
“ “ “ Lonicera periclymenum (Caprifoglio, Madreselva)
“ “ “ Lonicera caprifolium (Caprifoglio, Madreselva)
Salicaceae Salix alba ssp. Vitellina (Salice dorato)
“ “ Salix cinerea (Salice cenerino)
“ “ Salix caprea (Salice caprino)
“ “ Populus canescens (Pioppo grigio)
“ “ Populus tremula (Pioppo tremulo)
Fagaceae Quercus suber (Sughera)
“ “ Quercus pseudosuber (Falsa sughera)
Rosaceae Malus florentina (Melo fiorentino)
“ “ Sorbus domestica (Sorbo domestico)
“ “ Sorbus aucuparia Sorbo degli uccellatori)
“ “ Sorbus aria (Sorbo montano, farinaccio)
“ “ Amelanchier ovalis (Pero corvino)
“ “ Mespilus germanica (Nespolo di Germania)
“ “ Prunus mahaleb (Ciliegio canino)
Leguminosae Cytisus scoparius( )
“ “ Spatium junceum ( )
“ “ Coronilla emerus (Coronilla)
“ “ Capraggine (Galega officinalis)
Anacardiaceae Pistacia terebinthus (Terebinto)
Aceraceae Acer opalus (Acero loppo)
“ “ Acer obtusatum (Acero napoletano)
Ma come realizzarlo e con che criteri? L’importante è effettuare una scelta oculata delle specie da inserire, in modo che ne risulti un insieme sì ben inserito nel contesto naturale, ma anche funzionale e armonico. Per far questo è necessario naturalmente acquisire una buona conoscenza del mondo vegetale e non fidarsi dei consigli – troppe volte interessati – dei vivaisti. È importante, per ogni specie, conoscere le dimensioni a cui questa può arrivare, in particolare se albero o arbusto, se è sempreverde o meno; inoltre le esigenze in fatto di terreno ed esposizione, saranno informazioni da cui dipenderà la riuscita del nostro giardino naturale. Ma bisogna anche ricordarsi che non esistono solo alberi e arbusti: vi sono bulbose, rizomatose ed erbacee perenni che possono allietare il giardino per tutto l’anno.
Un’altra difficoltà può essere dovuta al fatto che in un vivaio spesso si trovano più facilmente piante di tutte le parti del mondo, eccezione fatta per le nostrane. Infatti solo pochi hanno specie autoctone e spesso di piccole dimensioni, fatta eccezione per specie che sono divenute di moda, quali la sughera (Quercus suber), il leccio (Quercus ilex) e altre. Alcune piante non rintracciabili facilmente potremmo anche pensare di ottenere da seme.
Indicherò adesso alcune specie spontanee sempre di notevole effetto ornamentale. Accennerò naturalmente alle più significative, con particolare riferimento alle piante arboree e arbustive. Queste rappresentano infatti in un giardino lo “scheletro portante” e con queste è possibile progettare passaggi, spazi ombrosi e angoli fioriti. Dato che anche questo gruppo di piante è assai numeroso, tratterò solo quelle o con requisiti decisamente ornamentali o che incontriamo poco di frequente, ma che sono decisamente interessanti.
Ma prima pensiamo al terreno; per accogliere un giardino deve essere preparato con cura, lavorato e smosso i profondità in modo da toglierne la compattezza e concimato abbondantemente con prodotti organici. Si livellerà poi in modo grossolano, lasciando a quando saranno finite le operazioni di impianto degli alberi, arbusti, ecc. la sistemazione più accurata della superficie, in modo da potervi seminare poi l’erba.
Anche un’occhiata a eventuali ristagni d’acqua in alcuni punti del giardino permetterà di correre ai ripari eliminando con appositi drenaggi prima che questo causi danneggiamenti alle piante o al prato. Se poi è nostra intenzione creare nel giardino uno specchio d’acqua, questo può essere inserito proprio dove notiamo che l’acqua tende naturalmente ad accumularsi.
Anche le piante che verranno messe a dimora avranno necessità di essere ospitate in una buca adeguata. Si correggerà il terreno da rimettere nella buca e intorno alla zolla della pianta, concimandolo opportunamente con prodotti organici, nonché mescolandolo con materiale drenante (corteccia di pino macinata, pomice, argilla espansa, rena grossolana, ecc.) nel caso il terreno risulti troppo compatto.
Un impianto ben eseguito permetterà il rapido attecchimento delle piante, e la loro crescita in salute eviterà l’insorgere di svariate patologie, spesso legate a un non corretto metodo di impianto.
Le piante vanno messe a dimora non troppo profonde, ma con il colletto in livello rispetto al piano; dovranno anche essere ancorate a un buon tutore (se la pianta è grande, anche tre) in modo che il tronco della pianta possa comunque muoversi verticalmente per adattarsi ai movimenti di assestamento della pianta, e annaffiate subito dopo la messa a dimora (non aspettare che piova!).
Ed eccoci infine all’argomento che ci interessa di più: un giardino realizzato con piante tipiche della flora spontanea, quindi piante selvatiche. L’Italia è, fra le Nazioni Europee, la più ricca dal punto di vista floristico: circa 6.000 specie, a motivo dei numerosi habitat ivi presenti, spaziando da aree prettamente montane a zone collinari, pianure, aree palustri di notevole importanza, boschi mediterranei e zone costiere.
Accennerò solo alle più significative, con particolare riferimento alle arboree e arbustive, tralasciando le conifere, fin troppo abbondanti nei nostri giardini.
Inizio da un gruppo di vegetali idoneo per siti umidi o addirittura in prossimità di un laghetto, pur se si adattano a qualsiasi altro sito, purché non troppo asciutto: le Salicaceae. Non solo quindi l’esotico salice piangente, ma ad esempio il Salice dorato (Salix alba ssp. vitellina). Questa specie veniva solitamente potata drasticamente, per cui emetteva lunghissimi rami che venivano impiegati per farne ceste o per legare le viti. E’ particolarmente decorativo in inverno quando i suoi tralci flessibili, privi delle lunghe foglie argentee sulla pagina inferiore, ostentano un bellissimo colore giallo arancio che contrasta con il paesaggio circostante. Ci sono poi il salice cenerino (Salix cinerea) e quello caprino (Salix caprea), molto simili, con foglie ovate, anch’esse argentate al rovescio. Questi salici producono infiorescenze abbastanza vistose, in particolare gli esemplari maschili (è un genere dioico) chiamati gattini, o localmente, “topini”.
Queste infiorescenze sono molto numerose e disposte tutto intorno ai rami spogli, bianco-argentei e tomentosi, molto decorativi già alla caduta delle foglie, ma ancor più alla fine dell’inverno, quando queste si schiudono. In molte regioni italiane è considerata pianta protetta e quindi da non raccogliere, in quanto la precocità di fioritura ne fa un nutrimento prezioso per le api. Ancora a proposito di Salicaceae, come non parlare di pioppi! Lasciando pur perdere il maestoso pioppo bianco (Populus alba), bellissimo ma adatto a grandi spazi, soffermerei l’attenzione su due specie minori, molto decorative ma ben poco conosciute: il pioppo grigio (Populus canescens) e il pioppo tremulo (Populus tremula), ambedue abbastanza frequenti in località collinar-montane.
Il primo, che sembra essere un ibrido naturale fissato fra il Populus alba e il Populus tremula, è un albero di medie dimensioni (10-15 m) con caratteristica corteccia bianca, simile a quella della betulla; foglie piccole, ovate, biancastre inferiormente, con picciolo compresso e quindi dotate di forte mobilità come del resto nella specie da cui deriva, il Pioppo tremulo. Quest’ultimo si presenta come un alberello di dimensioni minori (8-12 m) con corteccia grigio-biancastra e foglie verdi, un po’ più chiare al rovescio, ovate, crenate al margine, portate da peduncoli lunghi quanto la lamina e appiattito in senso ortogonale, in modo che le foglie si muovono con estrema facilità anche con vento debole, emettendo un caratteristico fruscìo.
Fra le Fagaceae, raccomando la Quercia da sughero (Quercus suber) che rappresenta un tocco di mediterraneità nei nostri giardini. E’ specie abbastanza rustica, almeno quanto il leccio (Quercus ilex); notevole, in particolare su esemplari adulti, la caratteristica corteccia suberosa.
Ancora fra le Fagaceae, ricordo il faggio comune (Fagus sylvatica) e il faggio rosso (Fagus sylvatica var. purpurea) che, nonostante siano piante montane, ben si adattano ai giardini di pianura, dove spesso raggiungono dimensioni imponenti.
Un’altro gruppo di particolare importanza sotto il profilo ornamentale sono le Rosaceae. Fra gli alberelli più decorativi, da segnalare il raro Malus florentina, il melo di Firenze; è spogliante, privo di spine e le foglie, ovato-cuoriformi, sono verde scuro sopra e bianco-tomentose al rovescio. I fiori, bianchi, sono numerosissimi, riuniti in corimbi e si schiudono in maggio. Segue poi la formazione di piccole mele, di circa 1 cm, di colore rosso pallido. Un altro gruppo di alberelli o alberi di medie dimensioni (4-10 m) e che raramente vediamo utilizzati per scopi ornamentali sono i Sorbi. E per iniziare, quello più comune, utilizzato per i frutti, gustosi solo dopo ammezzimento o dopo alcune gelate: il Sorbo da frutto, il Sorbus domestica. Questa specie arriva anche ai 15 m, ha portamento elegante, foglie caduche e composte (11-17 foglioline) e una vistosa fioritura primaverile, cui seguono i frutti di colore giallo aranciato. E’ sporadico sul nostro territorio ma si trova facilmente dai vivaisti, e viene inoltre coltivato nei luoghi dove si fa il sidro in quanto i suoi frutti, aggiunti durante la spremitura delle mele, danno al succo una tinta più chiara, maggiore conservabilità e un gusto pieno.
Un altro sorbo, ancor più ornamentale del precedente, è il Sorbus aucuparia, meglio noto come “Sorbo degli uccellatori” perché tenuto in grande considerazione dai cacciatori per il richiamo che i suoi frutti scarlatti hanno sugli uccelli.
Anche questo arriva ad essere un alberello, con foglie caduche e anche in questa specie composte (9-15 foglioline); fiori bianco crema, raggruppati in folti corimbi, cui seguono numerosissimi frutti rosso-arancio o rosso scuro, grandi al massimo 1 cm, assai appetiti appunto dagli uccelli che provvedono – se sopravvivono agli uccellatori – alla sua diffusione. Nei vivai esistono anche varianti a frutto interamente giallo. Assai decorativo in particolare per le vistose infruttescenze.
Infine il Sorbo montano o farinaccio (Sorbus aria) che può considerarsi un grosso arbusto, pur arrivando anche a dimensioni di un piccolo albero. Presenta foglie caduche abbastanza grandi (6-12×5-8 cm) verde brillante superiormente, bianco farinacee nella pagina inferiore, da cui deriva il nome volgare “Farinaccio”.
Fioritura primaverile in pannocchie piatte di colore bianco, cui seguono frutticini ovali, rosso arancione a maturità, di sapore dolciastro. Interessante soprattutto per il contrastante colore fra le due facce delle foglie, e per la fioritura.
Naturalmente i Sorbi, essendo generalmente piante montane, non amano troppo l’insolazione eccessiva, prediligendo ambienti freschi, collinari e terreni ricchi di scheletro, ma ben drenati. Bisogna fare attenzione, in ambienti dove il gelo si fa poco sentire e nei primi anni d’impianto, alla eventualità che alcuni tarli rodilegno si possano inserire nel tronco della pianta, provocando danni che con il tempo diventano irrimediabili, Si distruggono facilmente con appositi prodotti o anche inserendo un filo di acciaio nella galleria fino a provocare la morte del parassita.
Un’altra Rosacea interessante è il Pero corvino (Amelanchier ovalis), un arbusto caducifoglio poco conosciuto ed invero assai ornamentale per la copiosa fioritura primaverile bianca, formata da grappoli eretti coperti da una peluria feltrata, anch’essa bianca come pure la pagina inferiore delle foglie. Anche i frutti sono abbastanza decorativi, blu-neri a maturità, grandi come un pisello ed eduli.
Il Pero corvino si adatta a qualsiasi terreno purché assai ben drenato e in pieno sole, essendo specie pioniera che vive generalmente fra le pietre calcaree. Nelle Alpi si ritrova fino a 2.000 m.
Come non citare un’altra pianta ben conosciuta fino ad alcuni decenni or sono ed ormai da qualche tempo caduta nell’oblio, ma che credo sarebbe opportuno riproporla?
Alludo al Nespolo di Germania, un alberello spogliante un tempo assai comune nei boschi, coltivato come albero da frutta sino dal Medioevo ed ora quasi scomparso o poco frequente. In maggio-giugno si ricopre di fiori solitari, bianco puro, grandi, cui seguono frutti rotondeggianti, marroni scuro, buoni solo dopo ammezzimento. Le foglie sono ovali, con una caratteristica punta corta assai evidente., coperte da una peluria grigia In commercio ne esistono anche ibridi con frutti più grandi o di forma diversa.
In Nespolo di Germania prospera bene in qualsiasi terreno, preferendo quelli abbastanza umidi, almeno in profondità, in esposizioni che possono andare dalla mezz’ombra al pieno sole.
Un’ultima Rosacea da tener presente, è il Ciliegio canino (Prunus mahaleb), frequente anche nei vivai in quanto spesso impiegato come portainnesto per ciliegie o marasche.
Anch’essa è una specie arbustiva spogliante, con foglie assai simili a quelle del ciliegio ma più rotondeggianti e coriacee. I fiori, bianchi, sono disposti in grappoli corti (si tratta esattamente di racemi corimbosi), cui seguono piccoli frutti simili a ciliegie, dapprima gialli, poi neri a maturità di gusto acidulo. La pianta è ornamentale anche per la sua corteccia, lucida, grigio-violetta, con strie trasversali. E’ adatta per terreni anche siccitosi, in esposizione assolata.
Un’altra famiglia degna di particolare attenzione per le numerose specie ornamentali che la compongono sono le Leguminosae. Come non far cenno, fra gli arbusti, anche alla nota Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), con la vistosa fioritura composta da numerosi e grandi fiori gialli? E’ però adatta a terreni privi di calcare, in esposizioni assolate. Ancora fra le ginestre, quella odorosa (Spartium junceum) forma spesso dense popolazioni e si presta egregiamente al consolidamento di pendii franosi. I fiori sono in racemi terminali lassi, piuttosto grandi, di colore giallo intenso e lievemente profumati. Anche la Coronilla (Coronilla emerus) può essere un arbusto interessante, con il suo portamento piuttosto disordinato e la fioritura che si prolunga da aprile a luglio. Adatta anche in posizioni a mezz’ombra e in qualsiasi terreno.
Infine da segnalare una Leguminosa poco nota, la Capraggine (Galega officinalis), che forma un arbusto, spesso assai allargato, con fusti ascendenti, con andamento un po’ zigzagante, ramosi in alto e foglie imparipennate (11-15 foglioline). I fiori si presentano in racemi allungati di 15-20 cm, ascellari, composti da numerose corolle bianco-azzurrine, e si schiudono fra maggio e luglio. E’ una specie adatta per terreni umidi, in esposizione assolata. Il nome specifico officinalis ricorda il suo impiego come pianta medicinale per favorire nelle donne l’allattamento (specie galattologa).
Una famiglia che ha pochi rappresentanti in Italia è quella della Anacardiaceae. Oltre al ben noto Pistacchio (Pistacia vera) tipico del Sud Italia (che devo dire però, risulta perfettamente rustico anche in climi più freddi) vi è infatti il Lentisco (Pistacia lentiscus), sempreverde, piccolo arbusto tipico rappresentante della macchia mediterranea e il poco noto Terebinto (Pistacia terebinthus) che comunque si ritrova anche esso in Toscana.
Questo è un arbusto a foglie caduche, imparipennate (5-9 foglioline) coriacee, verde scuro superiormente, grigiastre di sotto. La pianta può arrivare a discrete dimensioni (2-5 m) ed emana un caratteristico odore resinoso. I fiori, piccoli, sono riuniti in una pannocchia piramidale e segue, nelle piante femminili (è un genere dioico) la produzione di piccoli frutti dapprima verdi, poi rosso scuro, che producono per contrasto con il fogliame un bellissimo effetto ornamentale. E’ una pianta adatta a terreni siccitosi o addirittura per rock garden, in esposizioni assolate. E’ infine utilizzata come portainnesto per il Pistacchio.
Andiamo ora a vedere alcune specie arboree. Faccio riferimento agli Aceri. Fra i più interessanti citerei l’Acero campestre, chiamato anche Loppio o Testuccio (Acer campestre), un tempo comune nelle siepi e per la coltivazione delle viti, ora quasi ovunque scomparso. E’ un acero che ha una sua eleganza, con portamento un po’ disordinato e le foglie palmate fra le più piccole di questo gruppo di piante Si riconosce facilmente per i frutti (disamare) che sono divergenti ad angolo piatto (180°). E’ adatto anche per piccoli giardini in qualsiasi tipo di terreno. Altri aceri, a cui faccio solo un accenno perché difficilmente rintracciabili, sarebbero l’acero alpino (Acer opulifolium) con foglie palmate lunghe quanto larghe; l’Acero d’Ungheria (Acer obtusatum), con foglie più piccole, anch’esse rotondeggianti.
Fra le arboree, vorrei anche ricordare il Tiglio selvatico (Tilia cordata), che ormai si trova piuttosto raramente. E’ il Tiglio nostrano con le foglie più piccole (3-10×8-10 cm), numerosissimi fiori profumati e rami molto fitti, tanto che crea un’ombra assai densa. A differenza dei tigli esotici, la sua crescita non è molto rapida; di contro, è invece una specie assai longeva. Il tiglio selvatico inoltre non emette polloni dal piede, per cui sarebbe consigliato anche in ambienti pubblici. Questa specie è ritenuta sacra dagli antichi Germani e dagli Slavi, e l’uso di mantenere un tiglio ombroso nella piazza principale del paese si osserva ancora nel Tirolo e nel Carso triestino.
Un’altra famiglia piuttosto poco nota è quella delle Rhamnaceae. Questa comprende generalmente arbusti, fra cui alcuni da considerarsi interessanti per nostri giardini.
Cito ad esempio il Giuggiolo (Ziziphus jujuba), che è anche specie da frutto. E’ un arbusto spinescente (ne esistono però cultivar senza spine) con portamento eretto-ricadente assai ornamentale. Le foglie, caduche, sono piccole, ovali e acuminate, disposte sui rametti zigzaganti. Fiori minuti in cime ascellari, cui seguono frutti (drupe) detti Giuggiole, simili a grosse olive con nocciolo indurito e acuminato da un lato. Interessante per il suo caratteristico portamento e i frutti, vegeta bene in pieno sole e in terreni ben drenati.
Un’ultima specie degna di nota per il suo aspetto, è il Ramno alpino (Rhamnus alpinus subsp. alpinus). Frequente in montagna, forma spesso alberelli o arbusti compatti, con colori contrastanti fra il grigio della corteccia e il verde lucido delle foglie, caduche, di forma ellittica, dentellata e con nervature ben evidenti. I fiori sono insignificanti, mentre invece è assai interessante la fruttificazione, formata da grappoli di frutticini neri, lucidi. E’ una specie adatta per terreni anche siccitosi, in pieno sole ma anche a mezz’ombra.
Un’altra famiglia con una specie interessante: l’Eleagnaceae. Fra le specie più interessanti, l’olivello spinosa (Hippophae rhamnoides). Arbusto con rami rigidi, spinescenti, a foglie caduche, lineari e sessili lunghe 4-6 cm, di colore bianco argenteo in particolare al rovescio. La specie, dioica, ha fiori insignificanti; l’esemplare femminile è il più attraente, in quanto porta frutti (drupe) di colore giallo arancio a maturità, che contrastano vivacemente con le foglie. Sono inoltre eduli, di sapore astringente. Adatta per rock-garden, in pieno sole e comunque in terreni ben drenati.
Solo poche parole a proposito del Melagrano (Punica granatum), interessante sia per il ortamento che per i vistosi fiori rossi e i caratteristici frutti eduli. Una pianta da mettere sullo sfondo del prato, che offre quasi sempre qualcosa di decorativo.
Dalla famiglia della Cornaceae ho ritenuto obbligatorio degnare di attenzione una specie, il Corniolo (Cornus mas), veramente una pianta preziosa nel giardino. Si tratta di un grosso arbusto, molto ramificato, che può anche diventare un alberello, con foglie ovate, caduche, che si colorano vivacemente prima di cadere. La fioritura avviene molto precocemente, già in febbraio, e la pianta si ricopre interamente di minuscoli fiorellini gialli sui rami ancora nudi, ricordandoci che ormai l’inverno sta allontanandosi. Produce poi dei frutti – le Corniole – verdi inizialmente, poi rosse a maturità in autunno, di sapore dolce-astringente, utilizzate per farne prelibate marmellate. Una pianta veramente piacevole, che si adatta inoltre a qualsiasi terreno ed esposizione (escludendo naturalmente l’ombra completa).
Qualcuno si sarà già chiesto: possibile che non si parli del Corbezzolo o Albatrello (Arbutus unedo)? State sicuri, non me ne sono dimenticato! Credo fermamente che questa sia la pianta più bella della flora Italiana. Il suo portamento, il fogliame sempreverde lucido, la fioritura bianco-giallastra in autunno che contrasta con i frutti, maturi proprio in questo periodo, ne fanno una pianta che non dovrebbe mancare in ogni giardino. Oltretutto, pur essendo un’Ericacea, è anche di “bocca buona”, in quanto si accontenta di qualsiasi buon terreno senza che debba essere decisamente acido, in esposizioni che possono andare dal pieno sole alla mezz’ombra.
Fra le Oleaceae, oltre all’olivo ormai impiegato fin troppo nei giardini, bisogna accennare ai frassini, in particolare all’orniello o albero della manna (Fraxinus ornus) albero di medie dimensioni (8-10 m) con foglie caduche composte (5-9 foglioline), e fioritura in aprile-maggio; produce pannocchie piramidali composte di numerosissimi e minuti fiori bianchi, profumati, cui segue la produzione di frutti (samare) altrettanto numerosi. La corteccia è verde negli esemplari giovani, poi nerastra e opaca. E’ specie interessante per siti assolati e terreni ben drenati, anche pietrosi.
Fra le Labiatae, suggerisco il Teucrium fruticans, presente sulle rupi calcaree presso il mare, anche se piuttosto raro. E’ specie arbustiva sempreverde che si ritrova comunque con facilità nei vivai, ed è interessante per il fogliame, grigio-tomentoso e per la fioritura azzurro-violetta, con corolle simili a quelle della comune salvia. Naturalmente, il Teucrium fruticans è adatto solo in esposizioni assolate ed in siti ben protetti, dove può essere impiagata per siepi, macchie di colore, ecc.
Per finire: un bel gruppo di arbusti: i Viburni. Appartenenti alla famiglia delle Caprifoliaceae, li suddivido per comodità in specie spoglianti e specie sempreverdi. Fra le prime, direi che il più appariscente è il Pallon di Maggio (Viburnum opulus), che produce in primavera vistose infiorescenze costituite da fiori sterili e vistosi all’esterno, e fiori insignificanti e fertili all’interno. La susseguente fruttificazione è costituita da grappoli di frutticini di color rosso brillante, che permangono sulla pianta per lungo tempo, almeno fino a che gli uccelli non li rintracciano. E’ una specie che vegeta bene in mezz’ombra-ombra, in terreni tendenzialmente umidi. Fra i viburni sempreverdi, non posso non segnalare la Lentaggine (Viburnum tinus), arbusto interessante per il fogliame ovato-acuminato verde scuro, la vistosa fioritura in cime terminali di fiorellini bianchi che si schiudono spesso in pieno inverno, cui segue una fruttificazione costituita da numerose drupe dell’insolito colore blu acciaio a maturità. E’ inoltre adatto a tutte le esposizioni, e vegeta praticamente in ogni tipo di terreno. Importante sia come esemplare isolato che come pianta da siepe.
Per finire, una Caprifoliacea insolita, che non vedo mai nei giardini: il Sambuco rosso (Sambucus racemosa). E’ un arbusto ramosissimo, con corteccia bruno-viola e foglie caduche, imparipennate (5-7 foglioline). Produce pannocchie di fiorellini bianco-giallastri in aprile-maggio, cui segue la produzione di numerosissime drupe rosso corallo che permangono a lungo sulla pianta, molto ornamentali. Prospera bene a mezz’ombra, in terreni piuttosto umidi.
Di seguito, riporto per ordine di famiglia la breve carrellata di spontanee a cui ho accennato e che credo potrebbero senza dubbio formare un giardino forse più affascinante di qualche altro ove siano impiegate prevalentemente specie esotiche.
Elenco delle specie citate:
Rhamnaceae Ziziphus jujuba(Giuggiolo)
“ “ Rhamnus alpinus subsp. alpinus (Ramno alpino)
Tiliaceae Tilia cordata (Tiglio riccio)
Eleagnaceae Hippophae rhamnoides (Olivello spinoso)
Punicaceae Punica granatum (Melagrano)
Cornaceae Cornus mas (Corniolo)
Ericaceae Arbutus unedo (Corbezzolo)
Oleaceae Fraxinus ornus (Orniello)
Labiatae Teucrium fruticans (Rosmarinone, Fior d’api)
Caprifoliaceae Sambucus racemosa (Sambuco rosso)
“ “ “ Viburnum opulus (Pallon di Maggio)
“ “ “ Viburnum tinus (Lentaggine)
“ “ “ Lonicera periclymenum (Caprifoglio, Madreselva)
“ “ “ Lonicera caprifolium (Caprifoglio, Madreselva)
Salicaceae Salix alba ssp. Vitellina (Salice dorato)
“ “ Salix cinerea (Salice cenerino)
“ “ Salix caprea (Salice caprino)
“ “ Populus canescens (Pioppo grigio)
“ “ Populus tremula (Pioppo tremulo)
Fagaceae Quercus suber (Sughera)
“ “ Quercus pseudosuber (Falsa sughera)
Rosaceae Malus florentina (Melo fiorentino)
“ “ Sorbus domestica (Sorbo domestico)
“ “ Sorbus aucuparia Sorbo degli uccellatori)
“ “ Sorbus aria (Sorbo montano, farinaccio)
“ “ Amelanchier ovalis (Pero corvino)
“ “ Mespilus germanica (Nespolo di Germania)
“ “ Prunus mahaleb (Ciliegio canino)
Leguminosae Cytisus scoparius( )
“ “ Spatium junceum ( )
“ “ Coronilla emerus (Coronilla)
“ “ Capraggine (Galega officinalis)
Anacardiaceae Pistacia terebinthus (Terebinto)
Aceraceae Acer opalus (Acero loppo)
“ “ Acer obtusatum (Acero napoletano)
Angelo Lippi