Orti scolastici

L'ORTO DIDATTICO DELLA SCUOLA DE AMICIS DI ABANO TERME (PD)

L’Orto didattico della scuola De Amicis di Abano Terme (Padova) è stato proposto dal Comitato Genitori della scuola.  Il Comitato Genitori con la presentazione al direttore didattico del progetto vuole suggerire uno strumento didattico che divenga anche “tessitore” di relazioni tra scuola, genitori e comunità civile.


Il progetto, ancora in corso di approvazione, è stato concepito riferendosi alla storia del giardino a partire dal ‘500, che si proponeva di assolvere un triplice compito, come confermato dai trattati di botanica dell’epoca ed anche ldale collezioni di piante di Ulisse Adovrandi (1522 – 1605 ) botanico bolognese  direttore dell’Orto da lui stesso fondato. Prima di tutto al compiti didattico per l’insegnamento della conoscenza dei semplici[1], quando l’Hortus vivus si distingue come giardino per l’osservazione  diretta delle piante e non più limitata all’hortus siccus e soprattutto all’hortus pictus ove le piante erano rappresentate con interpretazione personale dell’autore. A questo scopo spesso le piante medicinali erano collocate in una sequenza che ripeteva la tradizionale trattazione classica risalente a Dioscoride. La stessa specie era collocata in più esemplari affinchè ad ogni scolaro venisse assicurata la raccolta di un pezzo (un ramo o un’intera piantina) da deporre nel proprio libro di botanica come in un erbario, al fine di confrontare il testo e l’eventuale figura con la pianta realmente vista nell’orto.
Il secondo compito riguarda la ricerca scientifica che all’epoca (XVI sec.) comincia a estendersi dalle sole piante medicinali alle piante spontanee prive di usi pratici. Inoltre si diffonde la ricerca e la raccolta di specie nuove, dette esotiche perché provenienti da paesi lontani e gli orti botanici diventano il primo luogo di sperimentazione e di acclimatazione di specie rare e insolite per gli ambienti europei.
Viene posta la prima pietra di quello che sarà il concetto di conservazione del patrimonio vegetale cioè della biodiversità.
Il terzo compito riguarda invece la sfera più personale: la collezione delle piante medicinali offriva una base di confronto per gli speziali e per i medici per il controllo delle droghe che venivano commercializzate in principio a Venezia. Gli orti erano i detentori dei primoi veleni utilizzati all’epoca contro i Turchi. Di non minore importanza la funzione di diletto dell’orto botanico che era anche un bel giardino “luogo di oggetti insoliti e meravigliosi”; Daniele Barbaro (1513-1570) nell’opera “I dieci libri dell’Archtettura di M. Vitruvio”  (1556) ricorda “un bellissimo giardino, che che con la bella veduta delle Herbe et de fiori ristora gli occhi degli affaticati del lungo viaggio”.

Per l’Orto Didattico proposto nella Scuola De Amicis si è ritenuto opportuno rifarsi a quelli che rappresentano nel significato nella forma e nei contenuti i luoghi di  riferimento storico per eccellenza.
In particolare si sono volute rappresentare le tre forme che il giardino può assumere: l’orto, il frutteto il bosco.
1)     Ostensio simplicium in horto: è il  luogo dove venivano esposte le piante per lo studio e l’osservazione diretta della materia medica; letteralmente la mostra dei semplici (medicamenti). L’acqua viene riproposta come perno centrale concepito già dall’antico nei primi giardini islamici e poi nel rinascimento quale luogo di piacevolezza al centro ma con funzione simbolica (acqua fons vitae). L’orto risulta nell’iconografia sudiiviso in 4 parti (quadrati, aiuole o quadrate). Il quadrato ripropone il numero quattro in quanto quattro sono gli angoli della terra, quattro i fiumi dell’Eden ( Pison e Gicon e nel versante opposto Tigri e Eufrate), quattro gli alberi più rappresentativi dell’abbondanza paradisiaca, quattro le qualità dei corpi (caldo, freddo, umido e secco), quattro gli umori dell’organismo (sanguigno, collerico, flemmatico, melanconico), quattro le stagioni e quattro i punti cardinali. Le quattro aiuole erano comunemente suddivise secondo i due assi diagonali del quadrato al centro dei quali la fontana contribuisce a ricreare tutte le condizioni della beatitudine dell’uomo secondo una interpretazione filosofica epicurea del paradiso terrestre. Nel trattato cinquecentesco dell Agricoltura sperimentale l’autore, il monaco Agostino del Riccio parla di otto viali convergenti al centro e negli otto “quadri” triangolari risultanti dove verranno disposte le diverse specie. I “quadri” a loro volta saranno contrassegnati da una lettera da A a H. Un identica disposizione si trovava già nell’Orto Botanico di Padova quando Girolamo Porro fornisce le incisioni delle piante di ciascuno dei quattro quadri del giardino (arelle, areole o appartamenti). Gli indici di piante e le numerazioni degli scomparti “costituivano un momento di addestramento dell’ars memoriae, mentre lo spazio specifico occupato dall’essenza vegetale assumeva la funzione di lucus mnemonicus fisicamente localizzato”.
Nell’orto poniamo quindi le piante officinali (officina farmaceutica) perché utilizzate prima a fini medicamentosi e poi a scopo didattico e di canoscenza.  Le otto suddivisioni conterranno le specie rispettivamente utili alla cura dei sistemi del corpo umano:

A – piante attive sull’apparato digerente
B – aiuola del sistema immunitario
C – piante per il cuore e la circolazione
D – piante per l’apparato genito-urinario
E – piante per l’apparato cutaneo
F – aiuole del sistema nervoso
G – vasi delle aromatiche
H – angolo dell’apparato respiratorio

2)     Hortus  olerorum:  rifacendoci invece ad un epoca ancor più antica, quella medievale, si è posto anche il luogo dove erano coltivate le piante per l’ottenimento di alimenti da consumarsi freschi o secchi. Questo a dimostrazione e insegnamento di come le possibilità di “accolturamento” delle specie selvatiche a fini produttivi e nutrizionali fu punto di partenza per lo sviluppo dell’agricoltura. Quindi dalla coltivazione delle erbe verdi officinali (salvia, timo, santoreggia, alloro, aneto, coriandolo, levistico, senape, rafano, crescione, scalogno), ai vegetali freschi (cavoli, rape, ravanelli, spinaci, cipolle,  al campo coltivato (cereali, leguminose, a radice) con specie già importanti in epoca romana (frumento tenero e duro – farro e spelta) di cui ne scrivono Columella, Strabone e Diodoro Siculo.  Si intende creare un orto alla maniera di quello petrarchesco ove piante orticole (verzura), verdi (da foglia), da radice e da frutto (zucche, pomodori) costituiranno esempi di famiglie botaniche, rispettandone la  rotazione e la stagionalità .

 

3)     L’orto Holerorum comprende anche una zona le parcelle dove verrano coltivate le specie base dell’alimentazione umana; sette parcelle – come i sette pianeti conosciuti nell’antichità come gravitanti intorno alla terra – al cui centro scorre acqua proveniente da un pozzo-sorgente necessario alla vita stessa delle piante. Qui verranno posti a dimora i cerali originariamente utilizzati dall’uomo nei luoghi d’origine (triticum monococcum, farro) sia tipici della dieta alimentare europea (miglio) sia delle popolazioni del Sudamerica (Zea mais) sia delle popolazioni asiatiche (Riso). Inoltre verranno coltivate anche leguminose tipiche dell’antica dieta come le lenticchie.

4)     Pomarium contempla invece il giardino dei frutti che oltre che produrre all’interno del viridarium doveva avere una funzione di abbellimento del giardino. Qui vengono poste quattro piante simboliche proprie del giardino dell’Eden che rappresentano l’abbondanza paradisiaca: il fico, la vite, il melo e l’olivo.

5)     Il bosco,nel medioevo chiamato lucus o bosco sacro, indicava che al suo interno erano presenti radure illuminate (lux luce); in epoca romana indicava un biotopo distinguentesi per caratteri di naturalità  salubrità e felice positura. Ma anche un arboreto di piccole dimensioni un boschetto che potrebbe condurre a conoscere la vegetazione del bosco di pianura del Veneto, quello igrofilo (Alneto-frassineto, Pioppo-alneto, Pioppo olmeto), quello mesofilo  (Querco carpineto) ma anche la pineta e le formazioni litorali sarà un ipotesi fattibile nell’area contigua a quella destinata all’orto e alla coltivazione dei cereali.

indicava che al suo interno erano presenti radure illuminate (luce); in epoca romana indicava un biotopo distinguentesi per caratteri di naturalità  salubrità e felice positura. Ma anche un arboreto di piccole dimensioni un boschetto che potrebbe condurre a conoscere la vegetazione del bosco di pianura del Veneto, quello igrofilo (Alneto-frassineto, Pioppo-alneto, Pioppo olmeto), quello mesofilo  (Querco carpineto) ma anche la pineta e le formazioni litorali sarà un ipotesi fattibile nell’area contigua a quella destinata all’orto e alla coltivazione dei cereali.

Inoltre verranno costituite delle zone a confine a siepe mista tipica dell’areale dei colli con funzione didattica (identificazione delle specie, funzione ecologica della siepe).
La parte a orto sarà suddivisa con siepi basse (30 cm) a bosso o a ligustro giapponese e i camminamenti verranno differenziati come indicato nella tavola di progetto (es. ghiaia, prato, cotto, ecc.).
Si ipotizzano due accessi all’orto e comunque lo spazio didattico sarà definito con siepi e/o rete per questioni di sicurezza e di protezione da l’intrusione di persone non autorizzate.
Si prevede anche la collocazione di una piccola serra per piccoli esperimenti di semina e coltivazione nonché un ricovero attrezzi.

 

 

 

 


[1] Fino al ‘500 i semplici nel linguaggio medico indicavano  “un medicamento non artificialmente composto ma che si somministra come fornito dalla natura”, in contapposizione alle composizioni medicinali come il tetrafarmaco composto di “quattro semplici”.  Ad esempio l’unguento degli Apostoli era chiamato così per essere composto di 12 ingredienti.
I semplici erano coltivati solo negli orti dei monaci (nei conventi) nelle spezierie, ospedali e giardini privati.

indicava che al suo interno erano presenti radure illuminate (luce); in epoca romana indicava un biotopo distinguentesi per caratteri di naturalità  salubrità e felice positura. Ma anche un arboreto di piccole dimensioni un boschetto che potrebbe condurre a conoscere la vegetazione del bosco di pianura del Veneto, quello igrofilo (Alneto-frassineto, Pioppo-alneto, Pioppo olmeto), quello mesofilo  (Querco carpineto) ma anche la pineta e le formazioni litorali sarà un ipotesi fattibile nell’area contigua a quella destinata all’orto e alla coltivazione dei cereali.

3)     comprende anche una zona le parcelle dove verrano coltivate le specie base dell’alimentazione umana;sette parcelle – come i sette pianeti conosciuti nell’antichità come gravitanti intorno alla terra – al cui centro scorre acqua proveniente da un pozzo-sorgente necessario alla vita stessa delle piante. Qui verranno posti a dimora i cerali originariamente utilizzati dall’uomo nei luoghi d’origine (triticum monococcum, farro) sia tipici della dieta alimentare europea (miglio) sia delle popolazioni del Sudamerica (Zea mais) sia delle popolazioni asiatiche (Riso). Inoltre verranno coltivate anche leguminose tipiche dell’antica dieta come le lenticchie.