Le invio alcune riflessioni su come è andata l’esperienza che vi avevo presentato qualche mese fa. Abbiamo realizzato un orticello davvero piccolo, ma ricco. Il bilancio è positivo anche se è stata un’esperienza faticosa, soprattutto per me che non sono esperta, non sono più giovane (ho concluso il trentasettesimo anno di scuola) e ho una delle classi più impegnative della mia carriera scolastica. Ho però ancora voglia di imparare e, soprattutto davanti a dei bambini un po’ problematici, sento la responsabilità che hanno me come maestra… Non ho mai citata la mia collega che pure ha collaborato, non per scortesia, ma il lavoro pratico l’ho svolto da sola, inoltre la progettazione è soprattutto mia perchè, come capita spesso attualmente, ho una collega precaria, quindi la canbio tutti gli anni. In questi due anni scolastici sono stata fortunata perchè erano entranbe brave, collaborative, quella attuale credeva anche lei in questo progetto e mi ha assecondata. Lavorare in sintonia non è poco.
Cordiali saluti. Angela Cornia
La scuola è terminata da un mese e finalmente mi siedo per mettere un po’ in ordine e per iscritto le riflessioni scaturite da questa esperienza, molto faticosa (per me), ma sicuramente positiva.
L’orto ci ha dato molte soddisfazioni, la bellezza della trasformazione dei semi, alcuni piccolissimi, il diverso modo di svilupparsi delle piante che ha suscitato attesa, ansia (positiva), stupore che non si sono esauriti dopo le prime semine, la possibilità di mangiare un giorno a mensa la nostra insalata e di offrirla anche agli altri bambini della scuola che la desideravano, portare a casa un po’ di prodotti dell’orto….
Anche i “fallimenti” ci hanno insegnato: di ravanelli praticamente non ne è nato nessuno o per lo meno non sembravan tali e subito i bambini hanno compreso che erano ancora troppo fitti, non li avevamo diradati bene. L’anno prossimo penso che li faremo germogliare in semenzaio, così sarà più semplice collocarli nel terreno alla giusta distanza. Anch’io sono poco esperta…
Pure il piccolo prato fiorito non ha mai smesso di stupirci, una fioritura ricca, continua, colorata. Tutti l’hanno ammirato.Dopo due mesi di fiori sempre nuovi un temporale più forte degli altri, di lunga durata, con anche tanto vento, l’aveva seriamente danneggiato. Pensavamo che tutte quelle piante prostrate, distese sul terreno stessero concludendo il loro ciclo vitale. Invece, negli ultimissimi giorni di scuola e, purtroppo per i bambini, anche dopo, eccolo fiorire di nuovo, meno assortimento, piante più piccole, ma tanti, tanti fiori.
Nel giardino le talee non hanno attecchito, un po’ per motivi naturali, un po’ perchè abbiamo anche dovuto fare i conti con qualche dispettuccio, ma di questo parlerò poi.
Non è stato compreso subito da tutti i bambini il significato il quello che facevamo. Alcuni, in genere i più vivaci, ma non solo, al’inizio prendevano queste uscite come una ricreazione aggiuntiva. In breve tempo però questo aspetto è stato superato, un po’ per l’interesse che suscitavano le varie attività, un po’ perchè è stato loro spiegato che si trattava di un modo diverso di studiare scienze e che quindi, anche se non sembrava, stavamo “lavorando” scolasticamente parlando e questo li ha molto colpiti.
E’ chiaro che in esperienze di questo tipo a scuola si considerano prima di tutto gli obiettivi scientifici raggiunti. Ce ne sono stati tanti, non mi dilungo perchè penso sia facile immaginarli. Comunque lo sperimentare, l’osservare, il toccare, il fare rendono molto più facilmente comprensibili ed assimilabili i concetti quali la differenza tra erba, arbusto, albero, le loro parti costitutive, la composizione di un fiore, di un frutto, le parti di una foglia, la nutrizione, la riproduzione, ecc. dei vegetali.
Una parte delle verifiche le abbiamo svolte con i metodi “canonici”, una parte mediante giochi “Ruba-pianta” ( una specie di ruba bandiera, ma oltre a chiamare il numero si nomina la pianta di cui riconoscere le foglie) e “Che fiore è?” (un gioco di associazione tra le foto dei fiori nati nel prato e i rispettivi nomi). I risultati in generale sono stati soddisfacenti, dimostrando che i bambini hanno imparato a riconoscere parecchie piante. Non è mancata qualche sorpresa: alcuni alunni più preparati sui concetti botanici più complessi ne hanno confuse parecchie, invece uno o due, spesso più disattenti, le sanno chiamare praticamente tutte per nome!
Non posso tralasciare anche tutti gli altri effetti positivi. Cerco di sintetizzare:
– obiettivi scientifici indiretti. Quest’anno non abbiamo affrontato lo studio degli insetti e dei piccoli animaletti che vivono nella terra, ma gli alunni hanno capito e imparato la funzione di alcuni, ad esempio che la coccinella è un’amica perchè si nutre degli afidi che si vedono su qualche stelo o foglia, la formica e la lumaca no e allora se di quest’ultima ne trovavano una nell’orto la facevano traslocare, portandola in un’altra zona del giardino. I lombrichi arricchiscono il terreno e allora se scavando da qualche parte ne trovavano, subito li trasferivano nell’orto. Iniziative di bambini, che fan sorridere.
– Le dinamiche interpersonali all’interno della classe. E’ una gruppo impegnativo, nel lavoro in aula a volte poteva scaturire tensione a causa del nervosismo o dell’agitazione di alcuni, delle interruzioni continue, di problemi, rumori. Si riusciva a lavorare, ma non sempre in situazione serena e rilassata. Fuori, muovendosi di più, lavorando praticamente era più facile collaborare, “sopportarsi”, conoscersi meglio…. e quando si rientrava l’atmosfera era spesso più gioiosa
– Dinamiche interpersonali con gli altri bambini della scuola. Abbiamo dovuto fare un po’ i conti con la curiosità, la non curanza di alcuni. Per la prima non è stato un problema chi si trovava fuori quando noi lavoravamo e lo voleva poteva guardarci, aiutarci, ecc. Per la seconda c’è stato qualche problema in più, è capitato che ci calpestassero le piante, qualche piccolo danno alla rudimentale recinzione, piccoli fatti, ma gravi per i bambini. Inoltre alcune talee non hanno decisamente attecchito, altre che sembravano provarci le abbiamo trovate spezzate, troppe e in posizioni tali per cui è difficile pensare a semplici incidenti di gioco. Abbiamo però avuto la collaborazione delle altre insegnanti. Inoltre i miei alunni che sentivano molto la proprietà e l’importanza dei loro due piccoli appezzamenti, hanno dovuto ragionare sul fatto che era giusto che educatamente rivendicassimo il rispetto per il nostro impegno, ma che ci trovavamo nel parco di tutti, quindi non potevamo e non era comunque giusto fare “la guerra”, ma dovevamo parlare con loro e anche portarli, con i dovuti modi, a comprendere che il nostro lavoro non era solo per noi ma anche comunque di tutti e per tutti. Anche queste frustrazioni, questi necessari aggiustamenti, aiutano a crescere se ben affrontati. Sarebbe bello che la nostra esperienza venisse condivisa anche dalle altre classi.
– Rispetto e attenzione per l’ambiente: conoscere meglio le piante, saperle nominare, coglierne la diversità ha reso il giardino più familiare, più proprio e i bambini lo rispettavano di più. Spesso segnalavano situazioni anomale o cambiamenti significativi di cui si accorgevano giocando in esso o controllandolo (quasi tutti di mattina, arrivando a scuola o all’uscita per la ricreazione facevano un giretto ricognitivo nell’orto e nel prato).
-maggiore sensibilità. Alla fine dell’anno, assieme al nostro amico Giorgio che ci ha aiutati, abbiamo fatto una piccola festa con l’ultima raccolta, giochi e la merenda con acqua aromatizzata con la menta del giardino della scuola e la tisana ai fiori di tiglio. Che sorpresa per i bambini assaggiare quei fiori che ci profumavano l’aria in una bevanda che è in genere molto piaciuta! La focaccia o i biscotti che contenevano alcune erbette, anche di quelle coltivate da noi, non sono stati graditi da tutti, ma sicuramente era maggiore il “coraggio” di assaggiare, rispetto a quando c’è qualcosa di nuovo in mensa.
Alla festa di fine anno abbiamo cantato una canzone sulla Madre Terra, composta da Giorgio. Le parole erano molto belle e delicate, i bambini le hanno subito apprezzate e le hanno imparate a memoria spontaneamente. In questa occasione è emersa anche la sensibilità dei bambini più inquieti, che paiono freddi e distaccati in tante occasioni, ma che in realtà hanno qualcosa dentro da risolvere. Nella scuola c’è sempre meno tempo per svolgere attività che liberino un po’ quello che c’è dentro o semplicemente per parlare e questo per me è negativo, perchè fa emergere sorattutto il disagio, la ribellione, l’inquietudine…
Non trascuro anche che questi bambini vivono nel nostro mondo dove attualmente l’immagine, l’esibizionismo, il mettersi in risalto hanno una certa importanza e allora cantare in pubblico una canzone che nessuno poteva conoscere, accompagnati dall’autore alla chitarra e da due amici suonatori… è stato proprio bello!
In settembre, in terza, penso di continuare questo progetto perchè alcuni obiettivi sono a lungo termine, ma dovrò ridimensionarlo un po’ . Inoltre andremo in un’aula con la LIM, bello stimolo e utile per tutti, ma anche per gli alunni in difficoltà. Prevedo che potrà essere un anno interessante: la tecnologia più attuale e il lavoro manuale.
Se qualcuno fosse interessato, mi piacerebbe molto entrare in contatto con altre classi che, svolgendo attività simili, hanno voglia di realizzare qualche scambio.
Angela Cornia
Le invio alcune riflessioni su come è andata l’esperienza che vi avevo presentato qualche mese fa. Abbiamo realizzato un orticello davvero piccolo, ma ricco. Il bilancio è positivo anche se è stata un’esperienza faticosa, soprattutto per me che non sono esperta, non sono più giovane (ho concluso il trentasettesimo anno di scuola) e ho una delle classi più impegnative della mia carriera scolastica. Ho però ancora voglia di imparare e, soprattutto davanti a dei bambini un po’ problematici, sento la responsabilità che hanno me come maestra… Non ho mai citata la mia collega che pure ha collaborato, non per scortesia, ma il lavoro pratico l’ho svolto da sola, inoltre la progettazione è soprattutto mia perchè, come capita spesso attualmente, ho una collega precaria, quindi la canbio tutti gli anni. In questi due anni scolastici sono stata fortunata perchè erano entranbe brave, collaborative, quella attuale credeva anche lei in questo progetto e mi ha assecondata. Lavorare in sintonia non è poco.
Cordiali saluti. Angela Cornia