Oggi, 14 febbraio, era una giornata tiepida e tersa. Ne ho approfittato per lavorare la terra, ripulirla dalle erbacce, togliere le gramigne e piantare cipolle e scalogni in un punto dell’orto dove, per fortuna, non avevo ancora sparso letame di pecora: cipolle e scalogni, infatti, non gradiscono affatto venire supernutriti!
Ho tracciato solchi paralleli, leggermente curvi a seguire l’andamento dell’aiuoletta del rabarbaro. Poi, in fondo ai solchi, molto vicini tra loro in modo da non lasciare spazio alle erbe infestanti, ma non così tanto da impedirne lo sviluppo, ho iniziato a disporre i bulbilli di due qualità di scalogno, il rosso e il giallo. In altri due solchi, ho disposto i piccoli bulbi rossi della cipolla serbevole, una varietà che diventa molto larga, una trentina di centimetri mi hanno detto, anche se stento a crederlo, e che è molto adatta da conservare per la cattiva stagione, facendola asciugare all’ombra in zona ventilata. Nell’ultimo solco ho poi piantato le cipolle di Lucca, che sono a consumo primaverile o estivo, per niente serbevoli, in compenso di ottimo sapore e di un bel colore vino rosato. Ho poi lavorato l’aiuola dei topinambur, e già che c’ero ne ho colti un po’ da cucinare questa sera: sono squisiti, questi tuberi che in Inghilterra vengono chiamati carciofi di Gerusalemme, per il loro caratteristico sapore amarognolo e dolce a un tempo.
Pia Pera